Pnrr: “Ucraina causa oggettiva per una revisione”

Pnrr: “Ucraina causa oggettiva per una revisione”

La relazione della Commissione Ue al Parlamento concorda modifiche al Piano.

Gli “aumenti dei prezzi per gli investimenti” rientrano tra le “circostanze oggettive che possono essere addotte per una revisione degli investimenti” del Pnrr. Questo è quanto è scritto nel capitolo degli aggiustamenti dei piani nazionali inviata dalla Commissione al Parlamento. L’Ue “riconosce che l’invasione russa dell’Ucraina ha portato a un aumento non prevedibile dei prezzi per l’energia e dei materiali da costruzione, che quindi va considerato una circostanza oggettiva che giustifica una richiesta di modifica” come previsto dall’articolo 21 del Piano.

La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha più volte espresso la volontà di modificare il Pnrr dato che sono cambiate le circostanze rispetto a quando è stato varato il Piano. La guerra in Ucraina ci ha posto davanti a nuove sfide rispetto a quelle portate dalla pandemia. L’ipotesi di modificare il Pnrr però ha suscitato critiche in campagna elettorale nei confronti di Meloni e del centrodestra. Ad essere però favorevoli ad una modifica non è solo la politica.

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Le banche chiedono di “mettere mani al Pnrr”

Anche il principale sindacato bancario, Fabi ha dichiarato la necessità di una modifica. Secondo il presidente Sileoni non si tratta di una questione politica ma economica e perché a rimetterci ci sono le banche. «Bisogna mettere le mani al Pnrr: l’aumento dei prezzi energetici ne impone una revisione. Se non si modificasse, tutti gli investimenti programmati potrebbero fermarsi o non partire affatto” ha spiegato il sindacalista.

I costi sono cambiati rispetto a mesi fa a causa del vertiginoso aumento dei prezzi energetici. “L’impennata dei costi dell’energia rappresenta una criticità enorme per il nostro Paese. Ritengo fondamentali due aspetti: da un lato la tempestività degli interventi, dall’altro occorre rendere l’Italia indipendente rispetto ad alcune decisioni prese all’interno dell’Unione europea”, conclude Sileoni.