Dal rapporto semestrale dell’Aran emerge che chi lavora per lo Stato ha uno stipendio medio e aumenti maggiori a chi lavora nel privato.
Lavorare nel settore pubblico sembrerebbe appetibile tanto quanto, se non di più, rispetto a lavorare nel privato. Questo è ciò che emerge dal nuovo rapporto semestrale dell’Aran, l’agenzia governativa che negozia i contratti della Pubblica Amministrazione con i sindacati, il quale aveva effettivamente l’obiettivo di opporsi all’idea diffusa che essere impiegati per lo Stato non fosse conveniente a livello economico.
I risultati della ricerca, in particolare, mostrano come gli stipendi pubblici e quelli privati siano sostanzialmente allineati, con i primi leggermente più alti dei secondi. Senza tenere conto dei dirigenti e limitatamente alle agenzie fiscali, ai ministeri e alle funzioni locali, un dipendente statale nel 2021 ha ottenuto in media 31.766 euro lordi. Un dipendente privato, invece, nello stesso ha avuto una retribuzione di 30.836 euro lordi.
Sono gli aumenti a segnare la più grande differenza tra i due settori: gli stipendi dei dipendenti pubblici sono aumentati anche del 4,9% in alcuni mesi, mentre i privati hanno visto un rialzo dell’appena 1,1-1,3% negli stessi periodi.
I dubbi sollevati sugli stipendi in Italia
Questo darebbe ragione a chi considera gli impieghi nella Pubblica Amministrazione altrettanto attraenti che quelli nei privati. Tuttavia, c’è chi muove dei dubbi. Innanzitutto, anche se dal governo arrivano idee di aumentare gli stipendi, è innegabile che entrambe le tipologie di lavoratori, nel lungo periodo, hanno perso potere d’acquisto, dato che le loro retribuzioni non sono cresciute alla stessa velocità dell’inflazione.
E inoltre, come riportato da Fanpage.it, c’è chi, come Marco Carlomagno, segretario generale del sindacato dei dipendenti pubblici Flp, fa notare che i dati del rapporto mostrano non tanto che gli stipendi pubblici siano buoni, quanto piuttosto che è presente un “problema di tenuta salariale per tutto il mondo del lavoro, sia pubblico che privato”.