L’esecuzione del dottor Djalali sarebbe stata rinviata. Il medico che ha anche la cittadinanza svedese è stato condannato a morte per essere una spia.
TEHERAN – Il dottor Ahmadreza Djalali non è stato giustiziato. Le pressioni internazionali sull’Iran hanno prodotto quantomeno il rinvio dell’esecuzione del medico e ricercatore con doppia nazionalità iraniana e svedese, esperto in medicina dei disastri, che ha lavorato anche con l’Università del Piemonte Orientale.
Le parole di Amnesty
“Non è stato trasferito nel luogo dell’esecuzione“, ha riferito Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia. “L’ufficio per l’attuazione delle sentenze ha detto che è arrivato un ordine superiore secondo il quale per i prossimi giorni l’esecuzione è sospesa“, riferisce Noury, sottolineando che la mobilitazione per salvare Djalali va avanti.
L’impegno della Farnesina
Su richiesta del Ministro Di Maio, il Segretario Generale, Ambasciatore Elisabetta Belloni, ha espresso all’Ambasciatore dell’Iran in Italia la forte preoccupazione del Governo e dell’opinione pubblica italiani per la notizia della decisione di dare seguito alla condanna a morte in Iran del dottor Ahmadreza Djalali. Belloni, ricordando l’impegno dell’Italia per una moratoria globale della pena capitale, ha fatto appello alle Autorità iraniane affinché desistano dall’esecuzione della condanna. L’Italia continuerà a seguire attentamente il caso di Djalali, in stretto coordinamento con i partner europei.
Il caso Djalali
Djalali, 49 anni, era stato arrestato nel 2016, quando si è recato in Iran per partecipare a una conferenza scientifica. L’anno dopo è stato condannato per “corruzione”. Dichiaratosi sempre innocente, ha poi raccontato di essere stato costretto a confessare, sotto tortura, di essere colpevole di “spionaggio” a favore di Israele, un reato attribuito anche ad altri cittadini iraniani con doppia cittadinanza.