In Russia, due tribunali hanno emesso le prime condanne in seguito all’approvazione della legge che limita l’attivismo LGBTQ+.
Da sempre la Russia si batte contro la comunità LGBT, che si compone di lesbiche, gay, bisessuali e transgender. Le manifestazioni accese non sono mancate per rivendicare i diritti delle persone non eterosessuali, ma la nazione di Putin colpisce duro. Dopo l’approvazione della legge contro l’attivismo LGBTQ+, arrivano le prime condanne.
La legge contro la comunità LGBT
In Russia è stata approvata la nuova legge contro l’attivismo LGBTQ+, che classifica come estremiste le attività legate alla difesa dei diritti della comunità di gay, lesbiche, bisessuali e transgender. Dallo scorso novembre, infatti, la Corte Suprema russa ha dichiarato il “movimento sociale internazionale LGBT” estremista e illegale nel paese.
Sotto l’occhio vigile del Paese, adesso le autorità possono compiere arresti indiscriminati con condanne pesantissime, a partire da un minimo di 12 anni di carcere, verso chiunque venga accusato di far parte del movimento.
La legge russa vieta nel Paese l’esposizione di simboli di organizzazioni considerate estremiste, un elenco che include il social network Meta. Questa legge continua un modello di crescenti restrizioni sulle espressioni di orientamento sessuale e identità di genere.
Le prime condanne in Russia
E’ stato un tribunale della regione di Volgograd, nel sud-ovest del paese, il primo a giudicare colpevole un uomo che aveva condiviso online una foto della bandiera arcobaleno, simbolo della comunità LGBTQ+. L’uomo, che si è dichiarato colpevole, è stato condannato al pagamento di una multa di 1.000 rubli, nonché circa 10 euro.
Un altro tribunale, situato a Nizhny Novgorod, a est di Mosca, ha invece condannato a cinque giorni di detenzione amministrativa una donna che indossava orecchini a forma di rana con un arcobaleno. Come riferisce l’organizzazione per i diritti LGBTQ+ Aegis, la donna sarebbe stata convocata dalla polizia dopo che un uomo aveva condiviso online un video in cui le chiedeva di toglierli.