Per aggirare lo stop del gas russo dall’Ucraina si fa affidamento su gli altri punti di ingresso nel nostro paese. Quali sono?
La decisione presa dalla società ucraina di controllo del transito del gas russo verso i paesi europei è stata imposta dall’occupazione della stazione da parte dei russi. L’entrata Sokhranivka, nel Donbass, che è stata bloccata rifornisce cinque paesi europei tra cui l’Italia arrivando a Tarvisio. Il flusso ha subito una diminuzione ma è ben compensato dalle altre entrate, soprattutto da quella del Passo del Gries.
Il nostro paese quindi non ha subito particolari conseguenze dopo questa decisione ucraina dettata dall’impossibilità di continuare a rifornire l’Europa del gas russo. Secondo il sito Snam, al 12 maggio sono stati allocati in stoccaggio oltre 932,5 milioni di KWh, con più di 23,87 miliardi di KWh in giacenza e una capacità giornaliera di iniezione di oltre 1,07 miliardi.
I punti di accesso del gas russo in Italia sono 8. In questo modo, se un condotto dovesse subire una diminuzione o uno stop, sarebbe bilanciato da eventuali turbolenze e sarebbe coperta nelle forniture. L’Italia acquista il 40% del suo fabbisogno dalla Russia che è di circa 300milioni di metri cubo al giorno. Oltre al blocco dall’Ucraina però, ci si aspetta un altro stop. La Gazprom, società statale del gas russo, ha annunciato che bloccherà i flussi di gas che passano attraverso la sezione polacca del gasdotto Yamal-Europa.
Da dove arriva il gas nel nostro paese?
Al momento, l’autonomia di approvvigionamento è garantita dagli ingressi degli altri gasdotti. Gli otto ingressi di gas in Italia sono: da Passo Gries in provincia di Verbania, al confine con la Svizzera per il gas proveniente dal Nord Europa, da Tarvisio in Friuli in provincia di Udine da dove arriva quello russo, a Melendugno nel Salento c’è l’ingresso della Tap dove arriva quello proveniente dall’Azerbaijan, a Mazara del Vallo vicino Trapani, in Sicilia, c’è il collegamento all’Algeria con il Transmed, e in ultimo a Gela, sempre in Sicilia, approda il Greenstream proveniente dalla Libia.
Del complessivo di gas arrivato nel nostro paese secondo i dati del 2021, il 38% è arrivato dalla Russia, il 28% dall’Algeria, il 10% dall’Azerbaijan, il 4% dalla Libia e il 3% dal Nord Europa. Le cose sono cambiate dall’inizio della guerra in Ucraina e con l’arrivo delle sanzioni e la crisi energetica. L’Italia ha dovuto ricalibrare le sue entrate di gas con un piano di emergenza per diversificare l’approvvigionamento del gas. Per questo motivo, Draghi e il ministro Di Maio hanno fatto il giro del Nord Africa per cercare altre fonti di importazioni.
Infatti, la fornitura di gas proveniente dall’Algeria ha superato quella della Russia che ha subito un calo del 19,7% arrivando al 29,6% mentre l’Algeria fornisce l’Italia del 30,1%. Un’altra fonte su cui conta il nostro paese per l’approvvigionamento di gas è quello liquefatto proveniente dall’America. Su questo però ancora non si può fare affidamento poiché c’è bisogno dei rigassificatori. Questi stanno progressivamente aumentando la loro produttività: il rigassificatore di Cavarzere (Rovigo) con il 10% di quota, l’Olt di Livorno (2%) e l’impianto di Panigaglia (La Spezia) con l’1%.