“Putin era pronto a lanciare un attacco nucleare”: le rivelazioni di un ex ufficiale russo

“Putin era pronto a lanciare un attacco nucleare”: le rivelazioni di un ex ufficiale russo

Le rivelazioni di un ufficiale russo disertore: il giorno dell’invasione dell’Ucraina, le forze di Putin erano pronte a un attacco nucleare.

Un ufficiale russo disertore, in un’intervista rilasciata alla Bbc e riportata da Il Giornale, ha rivelato che il 24 febbraio 2022 (giorno in cui iniziò l’invasione russa dell’Ucraina) le forze di Vladimir Putin
erano pronte a scatenare un attacco nucleare.

Vladimir Putin

Putin pronto ad un attacco nucleare: il racconto di un ufficiale russo

Secondo le dichiarazioni dell’ex ufficiale russo, nel giorno dell’inizio della guerra, le armi nucleari russe erano “completamente pronte“. L’ex ufficiale, che all’epoca prestava servizio in una base nucleare top secret, ha raccontato che il sito era stato messo in stato di massima allerta.

Eravamo pronti a lanciare le forze in mare e in aria e, in teoria, a effettuare un attacco nucleare (…) Prima di allora avevamo solo esercitazioni“, ha sottolineato.

La testimonianza include dettagli che gettano luce su un sistema di sorveglianza rigidissimo e iper-controllato. “Ci sono controlli costanti e test della macchina della verità per tutti. La paga è molto più alta e le truppe non vengono mandate in guerra“, ha spiegato.

Il rischio nucleare e la nuova dottrina russa

L’ex ufficiale ha aggiunto che lo stato di allerta nucleare fu revocato dopo circa due o tre settimane. Tre giorni dopo l’invasione, fu proprio il presidente russo Vladimir Putin che annunciò pubblicamente che le forze nucleari erano state messe in una “modalità speciale di servizio di combattimento“.

Attualmente, la Russia dispone di circa 4.380 testate nucleari operative, di cui 1.700 già schierate, secondo dati della Federation of American Scientists.

Negli ultimi mesi, il Cremlino ha modificato la propria dottrina nucleare, stabilendo che le armi nucleari potranno essere utilizzate non solo in caso di attacco nucleare, ma anche in risposta a un “attacco massiccio” da parte di missili convenzionali, qualora sia coinvolto uno stato nucleare.