Dopo dodici ore di colloqui in Arabia Saudita tra USA e Russia, emergono i veri obiettivi del Cremlino. Tutti i dettagli.
Negli ultimi giorni, Russia e USA si sono seduti allo stesso tavolo in Arabia Saudita per affrontare una delle questioni più spinose dell’attualità geopolitica: la guerra in Ucraina. Il contesto, però, è profondamente cambiato. Per la prima volta, entrambe le delegazioni si sono trattenute per oltre dodici ore, un segnale che qualcosa potrebbe muoversi. E sebbene la delegazione ucraina sia rimasta a Riad per colloqui separati con Washington, gli occhi del mondo sono puntati sui due grandi attori internazionali.

Un nuovo capitolo nei negoziati per la pace in Ucraina
Una delle prime conquiste diplomatiche sembrerebbe essere l’accettazione, da parte di Kiev, della proposta americana per un cessate il fuoco integrale di 30 giorni. Un segnale incoraggiante, ma ancora fragile. Mosca, infatti, ha mostrato apertura solo su una tregua legata alle infrastrutture energetiche, mentre gli attacchi, come il recente raid su Sumy, continuano.
Il nodo delle regioni occupate: Mosca scopre le carte
A rendere i colloqui ancora più complessi è la richiesta avanzata dalla delegazione russa: ottenere il controllo totale delle regioni occupate di Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson. Secondo fonti citate dal Moscow Times, il Cremlino non intende accettare alcuna forma di retrocessione territoriale, sostenendo che “la costituzione russa non prevede un meccanismo che porti alla secessione delle regioni”.
Un’ipotesi alternativa al tavolo – mai confermata ufficialmente – prevederebbe lo scambio di parte dei territori di Dnipropetrovsk o Sumy con Kherson e Zaporizhzhia, ma si tratterebbe di un’opzione estrema e difficile da attuare.
Ed è proprio qui che si arriva al cuore della questione: Vladimir Putin vuole il riconoscimento internazionale del controllo russo su tutte le regioni annesse, anche se solo parzialmente sotto il suo dominio. Nonostante la facciata diplomatica, il vero obiettivo è consolidare il bottino territoriale ottenuto finora, trasformando una tregua temporanea in una vittoria strategica a lungo termine.