Il Senato ha respinto la richiesta di autorizzazione a procedere contro Salvini per il reato di diffamazione.
Secondo il Senato, quelle che Matteo Salvini espresse nel 2019 nei confronti di Carola Rackete “sono opinioni espresse da un membro Parlamentare“. Dunque, sono riconducibili all’articolo 68 della Costituzione: “I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni“.
La votazione in Senato
Con 82 voti favorevoli, 60 contrari e 5 astenuti, l’Assemblea di palazzo Madama ha approvato il documento della Giunta per le elezioni e le immunità parlamentari. Tale documento ha negato l’autorizzazione a procedere contro il leader della Lega Salvini, imputato di diffamazione a Milano. Il procedimento, tuttavia, era stato interrotto circa un anno fa per attendere l’accoglimento della questione preliminare.
I senatori hanno dovuto decidere se le frasi pubblicate sui social da Salvini rivolte a Carola Rackete rientrano o meno nella sfera dell’immunità parlamentare. Nel 2019, l’attuale ministro dei Trasporti ha chiamato il comandante Rackete “zecca tedesca“, “complice degli scafisti” e “sbruffoncella“.
Tuttavia, c’è anche chi è contrario a questa decisione. Il senatore del Pd Alfredo Bazoli, infatti, ha commentato: “Le parole espresse su Carola Rackete da Matteo Salvini sono insulti, non sono opinioni“, ricevendo gli applausi del gruppo dem. “La relazione della Giunta delle immunità” – ha aggiunto Bazoli – “non fa un buon servizio alla politica, anzi getta discredito sulla politica anche su quest’Aula“.