Il famoso Raoul Bova ha deciso di optare per una contromossa alla diffusione dei suoi messaggi vocali inviati a Martina Ceretti e diffusi online.
Il caso legato ai messaggi privati diffusi di Raoul Bova e inviati a Martina Ceretti si arricchisce di un nuovo capitolo. Infatti, l’attore ha deciso di muoversi nel tentativo di frenare la circolazione degli audio inoltrati alla modella e finiti al centro dello scandalo e oggetto, a quanto pare, di possibile ricatto nei suoi confronti.

Gli audio diventati pubblici
Sotto la lente di ingrandimento, in queste settimane, ci sono, come anticipato, i messaggi che Raoul Bova ha inviato alla modella Martina Ceretti che sono diventati di dominio pubblico. In particolare, ad essere diventate virali, ci sono le parole di un messaggio vocale inoltrato su WhatsApp dal noto attore. Nell’audio in questione lo si sente dire: “Buongiorno essere speciale, dal sorriso meraviglioso e dagli occhi spaccanti“. Una frase che, dopo essere diventata di dominio pubblico, è stata utilizzata, specie la parte “occhi spaccanti” per diversi filmati, clip e meme.
Raoul Bova registra marchio “occhi spaccanti”
In questa ottica, Bova, al fine di mettere un freno alla diffusione dell’audio e alle speculazioni in tal senso, ha deciso di registrare il marchio “occhi spaccanti”. A riferirlo è stato l’Adnkronos, poi citato da svariati media. Secondo quanto riportato, lo scorso 5 agosto l’attore di Don Matteo avrebbe depositato presso l’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi del Ministero delle Imprese e del Made in Italy due richieste di registrazione che riprendono le frasi pronunciate nel messaggio vocale inviato alla modella e diffuso da Fabrizio Corona, diventando virale: “Buongiorno essere speciale, dal sorriso meraviglioso e dagli occhi spaccanti”.
Nel dettaglio l’espressione, diventata un tormentone sui social, è stata registrata sia nella sua forma integrale sia nella sola versione “occhi spaccanti”. Il legale di Bova, l’avvocato Bernardini De Pace ha spiegato sempre all’Adnkronos: “È semplicemente un modo, come tanti, per far cessare la diffusione dei video”.