La trattativa per il Recovery fund lontana da una soluzione. I leader europei fanno gli straordinari.
L’ambizioso piano dell’Italia di portare a casa il Next Generation Eu così come proposto dalla von der Leyen, con tanto di recovery fund formato maxi, si scontra con la dura realtà ipotizzata nelle scorse settimane. L’Olanda, che guida i Paesi frugali, non retrocede e di fatto chiede due cose: meno soldi e più controlli. Magari anche alla luce di una certa sfiducia nei confronti dell’Italia.
Nuova fumata nera al Consiglio europeo
Morale della favola, anche la seconda giornata di lavori del Consiglio europeo si conclude con una fumata nera che inizia a preoccupare. Soprattutto perché in molti non vedono neanche le condizioni per arrivare ad un’intesa entro la fine di luglio, termine ultimo indicato dall’Italia e dalla Commissione europea per arrivare a un accordo che possa essere effettivamente utile. A questo punto meglio fare gli straordinari a Bruxelles, continuare a trattare di persona fino a quando non uscirà fuori la bozza giusta.
La seconda proposta di Michel sul Recovery fund non passa
In realtà la seconda proposta di Michel sembrava potesse accontentare tutti, o comunque ammorbidire le posizioni dei più. Prevedeva, tra le altre cose, lo spostamento di cinquanta miliardi dalla voce finanziamenti alla voce prestiti e prevedeva un super freno di emergenza sull’erogazione dei fondi. Due modifiche che non spostano gli equilibri in maniera decisiva. E infatti Italia e Olanda non muovono un passo verso il possibile compromesso che non arriva.
Ma c’è di più. i Paesi frugali avrebbero rilanciato mettendo sul piatto un taglio dei sussidi del recovery fund dal valore di 155 miliardi. Inaccettabile per Conte che ha chiesto di non alterare la potenza di fuoco della proposta della Commissione europea.
Conte non può permettersi un compromesso al ribasso
Il problema di fondo è Conte inizia a temere un compromesso al ribasso che l’Italia non può permettersi e che il suo governo pagherebbe caro. L’Italia è stata colpita duramente dal Covid, è stata in prima linea nella lotta, ha reagito con convinzione e ha speso – bene o male – una quantità ingente di denaro nel tentativo di fronteggiare la crisi economica. Forse la strategia dei soldi a pioggia poteva durare meno o interessare solo determinati settori, ma non è questo il momento di analizzare questi aspetti.
Il vero problema è che nel pianificare la ripresa il governo ha dato per scontato il piano di aiuti proposto dalla Commissione europea. I soldi del Recovery fund sembravano già in tasca, e invece il premier ha sottovalutato i rischi, i colpi di scena, gli interessi politici dei singoli Paesi.
Se dovesse tornare a Roma con un accordo ridimensionato, Conte finirebbe nel mirino della controffensiva del Centrodestra. A quel punto potrebbero esserci contraccolpi anche sui consensi e possibili malumori nella maggioranza. Anche perché se il next Generation EU dovesse essere rivisto al ribasso il Mes diventerebbe quasi necessario. E a quel punto si aprirebbe lo scontro tra M5s, Pd e Italia Viva.