I referendum sulla giustizia: ecco cosa riguardano

I referendum sulla giustizia: ecco cosa riguardano

Il 12 giugno si voterà per i cinque quesiti sulla giustizia ammessi dalla Consulta a febbraio. Ma cosa riguardano esattamente?

Si avvicina la data dei referendum. Il 12 giugno siamo chiamati a rispondere si o no su cinque quesiti relativi al funzionamento della giustizia, molti dei quali sono previsti anche nella riforma Cartabia sul Csm, il consiglio superiore di Magistratura. I referendum sono stati proposti da Lega e Radicali ma nessuno ne parla né fa propaganda. Ecco le ragioni di ogni quesito.

Oltre alle amministrative, nelle città in cui si voterà, il 12 giugno potremmo cambiare qualcosa sull’ordinamento giudiziario. Sono referendum abrogativi, come solito, ovvero vanno ad eliminare una legge, totalmente o parzialmente e c’è bisogno di un quorum, ovvero il voto della maggioranza degli aventi diritto.

Tribunale

Elezione dei membri “togati” del Csm

Il quesito riguarda l’elezione dei membri togati del Csm, ovvero i magistrati. Se un magistrato si vuole candidare come membro deve raccogliere almeno 25 firme di altri magistrati. Se vince il “sì” decade la norma che prevede la raccolta delle firme. Il magistrato presenterebbe la candidatura autonomamente senza alcun appoggio delle correnti politiche interne al Csm.

I promotori del “sì” pensano che in questo modo si riduca il peso delle correnti e i candidati sarebbero valutati solo per le loro capacità professionali al di là dell’orientamento politico. Gli oppositori dell’abrogazione, ovvero chi vota “no“, credono che l’eliminazione della raccolta firme non vada ad eliminare il problema delle correnti all’interno della magistratura.

Valutazione della professionalità dei magistrati

Il quesito va a limitare l’indipendenza e l’autoregolazione del Csm. I magistrati oggi vengono valutati anche da membri laici ma vengono giudicati solo da altri magistrati. Il quesito chiede un giudizio sulla professionalità dei magistrati anche da parte della componente laica.

Il “sì” ha l’obiettivo di rendere più oggettiva la valutazione del loro operato dando il diritto di voto ai membri laici del consiglio della Corte di cassazione. Per chi dice “no”, non è opportuno che venga dato questo potere ad avvocati che si ritrovano a giudicare la controparte dei processi.

Separazione delle funzioni giudicanti e requirenti dei magistrati

Il quesito propone che i magistrati scelgano una volta per tutte se praticare la funzione giudicante, ovvero il giudice, o la funzione requirente, ovvero pubblico ministero. Ad oggi i magistrati possono passare più volte da una funzione all’altra. Se vincesse il “sì” ci sarebbe una netta separazione e una maggiore equità. Il “no” ritiene che un referendum non sia lo strumento adatto per decidere su questa questione.

Limitazione delle misure cautelari

Il quesito limita i casi in cui applicare le misure cautelari. Secondo l’articolo 274 del c.p.p i casi in cui applicarle sono: pericolo di fuga, inquinamento delle prove, e reiterazione del reato. I promotori sostengono che ci sia un abuso di questa norma e vogliono eliminare la seconda parte della legge. Chi è per il no invece sostiene che sarà molto difficile applicare le misure cautelari per reati gravi se cambia la legge.

Abolizione legge Severino

Il decreto Severino del 2012 stabilisce l’incandidabilità dei politici che hanno ricevuto condanne e il divieto di ricoprire incarichi governativi. Se vince il “sì” anche i condannati in via definitiva possono candidarsi a politiche e amministrative e toccherà ai giudici decidere caso per caso. I fautori del “no” insistono sulla lotta alla corruzione dei politici introdotta da questa legge.