I ferrovieri britannici hanno bloccato il paese. Il Regno Unito è in tilt.
Tre giorni di fuoco per i britannici per lo storico sciopero indetto dai ferrovieri. Oggi, giovedì e sabato i treni del Regno Unito saranno fermi. Si tratta del più grande sciopero dei treni degli ultimi trent’anni. Tra ritardi e cancellazioni i pendolari stanno subendo i grossi disagi dello sciopero dei mezzi. A Londra si aggiunge anche lo sciopero della metropolitana.
Una situazione apocalittica per la frenetica capitale inglese e per tutto il Regno Unito. Le tensioni sociali aumentano nel paese tanto che ricordano quelli di thatcheriana memoria. Oggi la metà del paese è isolato e circa 250mila persone non possono andare a lavorare: le ricadute sull’economia britannica si prospettano disastrose.
A provocare questo grande sciopero è stato il sindacato dei trasporti Rmt per le condizioni dei lavoratori della Railway Network. Gli operai chiedono un aumento salariale a causa dell’inflazione che imperversa nel paese. Ma l’azienda non ne ha voluto sapere provocando questo ammutinamento di tre giorni che sta mettendo alle strette il Regno Unito.
La Gran Bretagna sarà il paese che crescerà meno
Il premier Johnson si è schierato contro Rmt dicendo che questo sciopero “provocherà incredibili disagi per i cittadini”. Il premier ha lanciato un appello per trovare un “compromesso sensato” e porre fine allo sciopero. Dall’altra parte, il leader laburista non si è comportato certo meglio prendendo le parti dei lavoratori ma è rimasto a guardare. La situazione sociale sta precipitando in Gran Bretagna dove la Brexit ha contribuito a peggiorare.
“È chiaro che l’esecutivo Tory, dopo aver tagliato 4 miliardi di sterline in fondi da National Rail e da Transport for London, ha ora attivamente impedito una soluzione a questa controversia” si scaglia il segretario del sindacato. Altri scioperi sono in arrivo almeno fino a Natale: British Airways, insegnanti, macchinisti e operatori sanitari.
Secondo le stime il caos e l’inflazione del Regno Unito porterà il paese a essere quello che crescerà meno nel G20 nel 2023. La Brexit, la pandemia e ora la guerra e l’inflazione hanno portato licenziamenti e cancellazione di posti di lavoro.