Dl Rilancio, cosa prevede l’accordo sulla regolarizzazione di braccianti, colf e badanti (stranieri ed italiani). Chi può presentare la richiesta.
Se c’è un tema che più di tutti ha messo in crisi il governo nelle trattative per il dl Rilancio , questo è quello della regolarizzazione dei migranti, o meglio di braccianti, colf e badanti irregolari, tra cui tantissimi stranieri e un nutrito gruppo di italiani.
Il difficile accordo nella maggioranza di governo
La questione della regolarizzazione ha messo contro Italia Viva e il Movimento 5 stelle. Nel momento più difficile della trattativa la ministra Bellanova è arrivata a minacciare – o almeno a paventare – le dimissioni. Proprio alle discussioni sul tema sono legati i rinvii degli ultimi giorni, fino all’accordo definitivo e al via libera in Consiglio dei Ministri. Ma cosa si è deciso?
La regolarizzazione di braccianti, colf e badanti
Con il decreto Rilancio si procede con la regolarizzazione di braccianti, colf e badanti che lavorano in nero e, per gli stranieri, con permesso di soggiorno scaduto. La platea dei beneficiari dovrebbe essere inferiore alle seicentomila persone pronosticate in un primo momento.
Chi può presentare la richiesta
Possono presentare la richiesta sia i lavoratori che i datori di lavoro. I lavoratori irregolari stranieri con un permesso di soggiorno scaduto dallo scorso 31 ottobre possono chiedere un permesso temporaneo della durata di sei mesi. Se in questo arco di tempo otterranno un contratto di lavoro, il permesso verrà trasformato in un permesso di soggiorno per motivi lavorativi. I datori di lavoro potranno autodenunciarsi presentando l’istanza di emersione del lavoratore. Per ogni lavoratore pagherà 400 euro ai quali sia aggiunge una parte forfettaria.
Le restrizioni
Sono inammissibili le istanze presentate da datori di lavoro che negli ultimi cinque anni hanno ricevuto condanne per per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sfruttamento della prostituzione o di minori e per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Allo stesso modo sono inammissibili richieste presentate da lavoratori con condanne, con espulsioni a carico o considerati come una minaccia per l’ordine pubblico.