Matteo Renzi critica il governo Meloni: «Le riforme promesse sono rimaste su Instagram». Le parole su Mattarella.
In un’Italia che fatica a ritrovare slancio economico, il dibattito politico si concentra sempre più sulla distanza tra le promesse elettorali e la realtà quotidiana, questo Matteo Renzi lo sa. Nonostante i fondi del Pnrr e gli annunci trionfali, i dati continuano a mostrare segnali contrastanti: la produzione industriale è ferma da 25 mesi, i salari restano tra i più bassi d’Europa e migliaia di italiani continuano a lasciare il Paese in cerca di migliori opportunità.
In questo scenario si inserisce l’intervista di Matteo Renzi a «L’Altravoce – Il Quotidiano del Sud», in cui l’ex premier traccia un quadro critico del governo Meloni. Le sue parole, pungenti e dirette, offrono una riflessione sul rischio di una politica più attenta all’immagine che ai risultati.

«Il Jobs Act ha aumentato il lavoro, non le tasse»
Renzi parte dal tema del lavoro, cuore della Costituzione e priorità segnalata anche dal Presidente della Repubblica. «I posti di lavoro sono realmente aumentati, anche grazie al Jobs Act contro il quale – giova ricordarlo – Giorgia Meloni si è schierata insieme a Salvini. Anche loro erano contro, non solo Schlein e Cinque Stelle. I salari invece sono ancora bassi: non crescono gli stipendi e non crescono le pensioni. Perché la promessa riduzione delle tasse è rimasta su Instagram come molte delle cose promesse dalla Influencer Meloni».
Una critica che si estende anche alle promesse mancate sulla crescita economica: «Abbiamo fatto +0.3 nel primo trimestre. Ma con tutti i cantieri del PNRR che sono aperti la crescita di questo trimestre doveva essere superiore almeno il doppio».
«Mattarella ci riporta nella realtà, lontano dai video promozionali»
Al centro del discorso di Renzi c’è il richiamo del Colle, interpretato come un invito a guardare in faccia la verità. «Mattarella ha ragione quando cerca di riportare il Paese con i piedi per terra, nella realtà». Il leader di Italia Viva accusa il governo di aver trascurato le riforme strutturali richieste dall’Europa, preferendo provvedimenti di facciata: «No. Però abbiamo fatto un decreto sul rave party, il premio Iginio Massari e un decreto sicurezza in cui se commetti un reato vicino alla stazione vieni punito di più che se commetti lo stesso reato in un altro quartiere della città. È il populismo al potere che fa ciò che piace ai followers ma non ciò che serve al Paese».
La critica si chiude con una constatazione amara: «Le promesse di riduzione delle tasse, di rilancio industriale e di crescita economica sono rimaste solo su Instagram». Un monito chiaro: senza vere riforme, la politica dell’apparenza rischia di lasciare l’Italia ferma, mentre il resto d’Europa corre.