Renzi lascia il Partito Democratico. Confermato il sostegno al Conte bis

Renzi lascia il Partito Democratico. Confermato il sostegno al Conte bis

Matteo Renzi lascia il Partito Democratico. Telefonata al premier Conte per comunicare la decisione e confermare il sostegno al Governo.

ROMA – Matteo Renzi lascia il Partito Democratico. La decisione, nell’aria ormai da diverso tempo, diventerà ufficiale nella giornata di domani (martedì 17 settembre 2019). In serata l’ex segretario ha chiamato il premier Conte ma anche i presidenti di Camera e Senato per comunicare la propria decisione in anteprima. Il senatore ha confermato il sostegno al Governo.

Matteo Renzi lascia il Partito Democratico

La decisione ufficiale sarà comunicata nella giornata di domani ma intanto l’ex segretario ha anticipato la sua intenzione di abbandonare il Partito Democratico al premier Conte e ai due presidenti delle Camere. Il senatore, inoltre, ha rivelato la sua intenzione di creare dei gruppi autonomi che dovrebbero nelle prossime settimane prendere vita. L’idea da parte di Renzi è quella di portare questi nuovi movimenti alla Leopolda in programma dal 18 al 20 ottobre per poi dare vita ad un nuovo partito.

Una mossa che ha spaccato anche i renziani. La Morani e Nardella hanno ribadito la loro intenzione di rimanere nel Partito Democratico. C’è attesa per capire chi seguirà l’ex segretario con Giachetti che sembra essere il primo nome dopo le dimissioni dalla Direzione del PD.

Matteo Renzi

Renzi conferma il sostegno al Governo

Una mossa che mette a serio rischio la durata di questo esecutivo. L’ex segretario ha ribadito il suo sostegno al Governo ma le prossime settimane saranno decisive. Non è da escludere un passo indietro di Renzi nel 2020 per far ritornare l’Italia al voto e cercare di conquistare nuovamente il ruolo di premier con il partito che lui stesso ha definito del PIL.

Chat di fuoco

La decisione rischia di spaccare definitivamente il PD. Fonti democratiche citate da La Repubblica, parlano di una chat di fuoco tra i deputati del partito. Sarebbe intervenuto anche Franceschini con parole molto dure: “Nel 1921-22 il fascismo cresceva sempre più, utilizzando rabbia e paure. Popolari e socialisti, liberali avevano la maggioranza in Parlamento e fecero nascere i governo Bonomi, poi Facta 1 e Facta 2. La litigiosità e le divisioni dentro i partiti li resero deboli sino a far trionfare nell’ottobre 1922. La Storia dovrebbe insegnarci a non ripetere gli errori“.

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