Roberta Ragusa, l’inchiesta sul caso di femminicidio
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Roberta Ragusa, l’inchiesta sul caso di femminicidio

Prove omicidio

Roberta Ragusa morì dieci anni fa per mano del marito: ad oggi, il suo cadavere ancora non è stato ritrovato.

La vittima aveva 44 anni quando scomparve: si chiamava Roberta Ragusa, ed il suo cadavere ancora non è stato ritrovato. Era sposata e madre di due figli, e viveva a San Giuliano Terme, a Pisa. Roberta gestiva insieme a suo marito una scuola guida situata di fianco alla loro abitazione. Fu proprio il marito della vittima, successivamente indagato, a denunciare la scomparsa di sua moglie.

Prove omicidio

Secondo quanto riferito dall’uomo, intorno alla mezzanotte del 13 gennaio 2012, prima di andare a letto, Roberta era rimasta in cucina a scrivere la lista della spesa per il giorno dopo. Ma al momento del suo risveglio, il giorno dopo, scoprì che Roberta non era a letto.

I suoi abiti erano ancora in camera, mancavano soltanto il pigiama e le ciabatte. Avrebbe inoltre dichiarato che la porta di casa, quella mattina, non era chiusa a chiave. Gli effetti personali di Roberta erano in casa. In un primo momento tutto faceva presupporre ad un rapimento. Son passati dieci anni dalla scomparsa di Roberta, e da allora l’unico indagato continua ad essere soltanto suo marito.

La Procura ha iniziato ad indagare nei confronti dell’uomo per omicidio e distruzione di cadavere. Durante le indagini, gli inquirenti scoprirono che l’uomo aveva un’amante, Sara. Fu la stessa Roberta a fare la scoperta. Secondo i giudici, fu questo il movente dell’omicida. Sara, l’amante dell’uomo, aveva lavorato nell’abitazione come baby sitter e successivamente nella scuola guida gestita dalla coppia.

La testimonianza del vicino di casa

Fu una testimonianza di un vicino di casa, Loris Gozzi, ad inchiodare il marito di Roberta. Quest’ultimo aveva dichiarato di aver sentito la coppia litigare la notte della scomparsa di Roberta. Da qui le accuse nei confronti dell’uomo.

Dopo le accuse ed una serie di indagini, il pm Aldo Mantovani aveva chiesto il rinvio a giudizio il 6 marzo del 2015. Durante l’udienza preliminare, il pm Antonio Giaconi ha definito l’accusato di essere un “bugiardo patentato”.

La condanna

Stando all’ipotesi fornita dal pm, il marito di Roberta, dopo la separazione, avrebbe perso il lavoro, la casa e i figli. E per questo motivo avrebbe deciso di uccidere la moglie. Finalmente, nel 2019 la Cassazione ha confermato la condanna a 20 anni ritenendo il marito della vittima responsabile dell’omicidio e dell’occultamento del cadavere della moglie. 

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ultimo aggiornamento: 19 Settembre 2022 12:39

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