In mezzo a chi scappa e a chi denuncia, c’è chi sceglie la violenza. Diversi uffici di reclutamento e gli amministrativi sotto attacco russo.
Nella notte successiva all’annuncio di Putin rispetto alla mobilitazione parziale dei riservisti da inviare sul fronte ucraino, molti uffici di reclutamento e altri amministrativi hanno subito attacchi. Uno di questi si trova a Nizhny Novgorod, una cittadina distante oltre 400 chilometri a est da Mosca.
A comunicare la notizia, il quotidiano locale, Nn.ru, che dettaglia come dopo l’incendio gli esperti hanno trovato una finestra rotta dell’ufficio di reclutamento della città e poco lontano dei frammenti di una bottiglia di vetro. Lo stesso scenario si è ripetuto in contemporanea a circa un migliaio di chilometri più a ovest. Gli uffici di San Pietroburgo sono andati a fuoco anche se non è appurato che a scatenare le fiamme siano state anche in questo caso bombe molotov.
Il quotidiano locale
Il quotidiano locale, Nesluhi.info, parla dell’ingresso del palazzo in fiamme, imputando la colpa alle molotov. La facciata della struttura era già stata imbrattata con vernice rossa. Nessuna vittima o arresti. Come riporta il Moscow Times, sarebbero decine le città russe diventate teatri di proteste violente contro gli ordini di Putin.
Pare siano almeno 1.400 i manifestanti arrestati. A questi, se uomini, verrebbe notificato l’ordine di leva direttamente all’interno della stazione di polizia. Una tendenza terribile, denunciata da vari media internazionali, come Bbc, ma che il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, sostiene essere legale. L’obiettivo fissato dal ministro della Difesa Sergei Shoigu rimane quello di reclutare 300mila soldati, ossia l’1% dei 25 milioni di riservisti russi.