La Russia brucia il gas europeo

La Russia brucia il gas europeo

Le immagini della Nasa mostrano le fiamme della Gazprom.

Secondo il quotidiano spagnolo El Mundo “La Russia sta bruciando il gas in eccesso che non esporta nei paesi europei” citando la televisione finlandese Yle, che ha mostrato le immagini satellitari del sistema di monitoraggio degli incendi della NASA. Queste immagini satellitari mostrano le fiamme nella stazione di compressione di Portovaya, di proprietà di Gazprom. Il servizio Nasa mostra da metà giugno incendi non dichiarati. Il periodo coincide con le limitazioni dei flussi di gas verso l’Europa attraverso il Nord Stream1, il principale gasdotto che arriva in Germania.

Le fiamme che si alzano dalla stazione di compressione di Portovaya sarebbero la prova, per molti media internazionali, che la Russia sta bruciando il gas che non esporta in Europa. La Gazprom avendo limitato il proprio export di gas ora si trova a dover gestire un eccesso di combustibile fossile.

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Mosca costretta a bruciare l’eccesso di gas

“Senza opportunità di vendita in Asia e senza i suoi clienti europei, a cui è stato destinato l’83% delle esportazioni di gas naturale diretto prima della guerra contro l’Ucraina, la Russia ha poche opportunità di vendita”, spiega El Mundo. Il quotidiano spiega che la pratica del flaring – che consiste nel bruciare senza recupero energetico il gas in eccesso – sarebbe iniziata il 17 giugno in concomitanza con le riduzioni di flussi verso Europa.

Se dovesse essere confermata questa versione dimostrerebbe che questo stop imposto da Mosca del flusso di gas verso l’Europa sta penalizzando non solo gli stati europei in cerca di alternative energetiche. Ma anche la stessa Russia che ha visto crollare i propri introiti da quella che è la principale economia del Paese. In questo modo si è trovata costretta a bruciare e “consumare” senza ricavarci nulla, la riserva di combustibile fossile in eccesso.