Russiagate: Conte si difende ma Renzi lo attacca

Russiagate: Conte si difende ma Renzi lo attacca

Il leader del M5S torna sul caso del Russiagate per smentire le accuse ma Renzi incalza.

Nuove polemiche sul Russiagate che coinvolgono l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Secondo quanto rivelato da Repubblica, il leader del Movimento avrebbe incontrato a cena il segretario alla Giustizia Bill Barr e il direttore del Dis Gennaro Vecchione nel 2019, quando era premier per avere informazioni sul Russiagate.

Per Conte si tratta di accuse infondate quelle di utilizzare queste informazioni sul Russiagate per restare al governo. Anche Matteo Renzi incalza sulla questione invitandolo a riferire tutta la verità al Copasir. “Su Conte non ho sospetti, solo certezze” dichiara il leader di Italia Viva, che sottolinea che l’Avvocato si è comportato male riguardo questa questione.

La questione risale a quando al potere degli Usa c’era l’amministrazione Trump. Il presidente Usa era convinto che il Russiagate fosse stato svolto in Italia, ovvero l’inchiesta sulle interferenze nelle elezioni americane, invia l’Attorney General Barr a Roma. Il sospetto per Trump era che questa indagine fosse stata pilotata da Renzi alleato di Hillary Clinton. Una volta a Roma Barr scavalca il protocollo, su invito dell’allora premier Conte e incontra il capo dell’Intelligence Vecchione. Conte però dichiara che non ci sono stati incontri fuori protocollo, ovvero fuori da quelli istituzionali e sottolinea che non era a conoscenza di nessuna cena.

Giuseppe Conte

Conte ritornerà davanti al Copasir

Anche da Nicola Frantoianni, Sinistra Italiana e dallo stesso partito alleato del M5S, un imbarazzato Pd arriva la richiesta di spiegazioni e chiarimenti sulla questione davanti al Copasir. Ora c’è da capire se Conte ha mentito riguardo la cena e gli incontri non istituzionali o ha mentito Vecchione a Conte e a tutti per incontrarsi da solo con Barr.

Conte insiste e si difende: “Non ho mai personalmente incontrato l’allora Attorney General degli Stati Uniti, Bill Barr, nel corso delle sue visite in Italia. Né nel corso di incontri formali né nel corso di incontri conviviali”. Barr aveva fatto la sua richiesta di informazioni non direttamente a lui ma “tramite i nostri canali diplomatici ufficiali, in particolare attraverso il nostro ambasciatore negli Stati Uniti”.

L’ex premier motiva che le cose non hanno seguito il protocollo perché non vi era necessità. “La sua richiesta non ha avuto a oggetto una ipotesi di cooperazione giudiziaria per cui sarebbe stato improprio indirizzarla al nostro Ministro di giustizia“. Poi chiarisce su Facebook che l’accusa è infondata. “Collegare la richiesta di informazioni di Barr alla vicenda della formazione del governo Conte II è una illazione in malafede. Visto che la richiesta di Barr risale al giugno 2019, mentre la crisi del governo Conte I risale all’8 agosto 2019″.