Scontro sul Salario Minimo in Aula dove Giuseppe Conte ha compiuto un gesto estremo. Il testo passa nonostante il caos.
Scontro Governo-opposizione sul salario minimo. Dopo il gesto estremo di Giuseppe Conte in Aula nella giornata di ieri, il testo è passato al Senato con 153 voti favorevoli, 118 contrari e 3 astenuti. Tra i politici, però, è stato il caso con urla e cartelloni di protesta.
Salario Minimo, il gesto di Giuseppe Conte
Prima dell’approvazione del testo arrivata in queste ore da parte della Camera con 153 voti favorevoli, 118 contrari e 3 astenuti, il Aula è stato un vero e proprio caos.
Tra i primi a lamentarsi con tanto di gesto emblematico diventato virale in diversi post sul web è stato il leader del Movimento 5 Stelle GIuseppe Conte. Il politico, infatti, ha spiegato la propria decisione di ritirare a nome del partito la firma sul testo compiendo, a fatti, “lo straccio” dei fogli che aveva in mano. “Questo gesto proditorio non lo compirete nel mio nome e nel nome del M5S. Per questa ragione ritiro la firma da questo provvedimento perché state facendo carta straccia del salario minimo legale. Questa battaglia è stata rallentata, ma la vinceremo perché il Paese è con noi”.
Il caos in aula: le parole della Schlein
Al netto della protesta di Conte e del resto delle opposizioni con tanto di cartelli e urla anche nella seduta di questa mattina, la Camera ha approvato la legge contenente deleghe al governo in materia di retribuzione dei lavoratori e di contrattazione collettiva nonché di procedure di controllo e informazione, frutto di un emendamento della maggioranza all’originaria proposta di legge delle opposizioni sul salario minimo, ritirata ieri.
Il prossimo step sarà il passaggio all’esame del Senato. Una situazione che la segretaria del Pd Elly Schlein ha commentato duramente: “Oggi è un giorno triste, oggi che accartocciate con una mano la proposta di salario minimo delle opposizioni e con l’altro date un manrovescio a milioni di lavoratori poveri. Vorremmo sapere perché Meloni ce l’ha così tanto con i poveri. Voi all’ascensore sociale state tagliando i fili perché chi è povero resti povero. Ma non in nostro nome”.