Salvini e Letta dicono no a larghe intese

Salvini e Letta dicono no a larghe intese

Enrico Letta e Matteo Salvini, a Lignano Sabbiadoro e Jesi:”Il governo delle larghe intese termina con questo Parlamento”.

I due politici sembrano, quindi, decisi e irremovibili sul tema. A partire dal 2023, stop alle alleanze tra centrodestra e centrosinistra, nello strenuo tentativo di istituire esecutivi d’emergenza.

Stando al pensiero del leader democratico, infatti, parrebbe proprio che: “Dopo le prossime elezioni politiche, saranno i cittadini a decidere la maggioranza e noi puntiamo ad avere la maggioranza di centrosinistra, che possa governare il Paese secondo un progetto riformatore e progressista”.

Le parole di Salvini: “Il governo di responsabilità nazionale non è una possibilità nel 2023, perché passata la guerra e l’epidemia, non ci sarà più spazio per alleanze con la sinistra. Alle prossime elezioni, quindi, la Lega sosterrà una coalizione di centro destra, che ha idee ben diverse dalla sinistra, che vuole la tassa patrimoniale, lo ius soli e il ddl Zan”.

Bando alle larghe intese

Il leader della Lega, si da poi all’elenco di necessità e compiti imprescindibili, firmati Carroccio: pace fiscale, taglio delle tasse, difesa della famiglia classica uomo-donna, flat tax e il tanto agognato lavoro per tutti. Sul tema lavoro, anche Letta ha voluto rimarcare la sua, dichiarando che questo costituirà uno degli argomenti caldi per le future consultazioni.

Matteo Salvini

Niente di nuovo sotto il sole quindi, in quanto non è certo la prima volta che i leader si abbandonano a dichiarazioni e promesse appassionati, nel tentantivo di orientare argutamente gli elettori, in occasione delle prossime amministrative del 12 Giugno.

Nessuno però ad oggi, pare possedere la garanzia dello scongiurato pericolo, circa larghe intese future. In primis, bisognerebbe capire la natura della prossima legge elettorale. La poliedricità dei consensi, emersa dagli ultimi sondaggi, fa ben pensare che anche qualora venisse approvata una riforma proporzionale, ne il centrosinistra nè il centrodestra, otterrebbero la maggioranza in Parlamento.