Soldi russi, Lega: “Mai presi”

Soldi russi, Lega: “Mai presi”

Matteo Salvini chiarisce che non ha mai avuto soldi da Mosca per il suo partito.

Il caos provocato dal documento dell’intelligence Usa sui fondi di Mosca per partiti stranieri al fine di influenzare la politica ha stravolto la campagna elettorale. A dieci giorni dalle elezioni, la Lega di Salvini deve contrastare anche questa nuova ombra russa che aleggia sul suo capo dall’inizio della guerra. Benché vi sia stata la pubblica smentita da parte del Copasir su eventuali ingerenze russe in Italia, il leghista ci tiene a precisare la sua esclusione da questo preoccupante caso.

Mai chiesti e mai presi soldi, rubli, euro, dinari, dollari dalla Russia, l’unica cosa che portai a casa da Mosca quando andai per lavoro fu per mia figlia un pericoloso e sovversivo personaggio dei cartoni, Masha e Orso” dice Matteo Salvini. “Strano che ogni volta, a dieci giorni dal voto, arrivino queste fake news: sono anni che ci sono indagini aperte, non è mai stato trovato nulla perché non c’è nulla. Altra cosa è lavorare per la pace e cercare di fermare la guerra. Se qualcuno ha preso soldi lo dica” conclude il leader del Carroccio.

Matteo Salvini

Il leader della Lega contro le accuse di aver preso i soldi russi

Ai microfoni di Rtl Matteo Salvini è decisamente irritato da queste nuove insinuazioni sul suo conto. La Lega è vista soprattutto all’estero pericolosamente amica dell’aggressore russo date le passate simpatie di Salvini per Putin e la vicinanza con il suo partito Russia Unita. “Mi sembra che qualcuno soprattutto a sinistra usi questa storia per non parlare di Italia, italiani, bollette, cartelle esattoriali e lavoro. Chi aiuta la Lega lo fa in Italia, in modo trasparente e spontaneo” ha concluso Salvini.

Appena uscita la notizia sul Washington Post che aveva diffuso il dipartimento di Stato e fatto il giro del mondo, il leader della Lega ha precisato di non c’entrare nulla con questa storia. Per evitare qualsiasi insinuazione in campagna elettorale ha avvisato che avrebbe querelato chiunque avesse fatto il nome suo o del suo partito associato ai soldi russi.