Saman Abbas: il messaggio shock prima di morire
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Saman Abbas: il grido di aiuto prima di morire

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Saman Abbas si era confidata con l’assistente sociale chiedendole di non contattarla al telefono ma solo tramite chat.

Durante il processo per il delitto di Saman Abbas, la 18enne pakistana uccisa a Novellara dalla famiglia per essersi opposta ad un matrimonio combinato, parla l’assistente sociale della ragazza rivelando alcuni dettagli sconvolgenti. “Mi chiese anche di non contattarla al telefono ma solo in chat”, racconta la donna in Aula.

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Temeva persino di poter essere sentita dai suoi familiari, per questo Saman evitava di parlare a telefono. Durante l’udienza di oggi 31 marzo, in Corte d’Assise a Reggio Emilia, l’assistente sociale della 18enne ha rivelato alcuni dettagli degli attimi precedenti alla sua morte. Aveva chiesto esplicitamente aiuto alla donna, chiedendole di non contattarla al telefono ma solo tramite chat.

“Mi aveva chiesto aiuto”

“Il 9 novembre 2020 io ero in smart working e Saman mi contattò su WhatsApp per chiedermi aiuto. Iniziammo a parlare e venne fuori il discorso legato al matrimonio combinato in Pakistan. Aveva percepito che sarebbe partita di lì a poco”, racconta l’assistente sociale.

La donna organizzò un incontro in ufficio il giorno dopo. Saman le raccontò che i genitori l’avrebbero portata in Pakistan il 17 novembre “per sposare un cugino molto più grande di lei, mi pare di 11 anni, ma che non lei voleva, mi disse ‘Ti prego aiutami'”. Così la ragazza venne allontanata dalla sua famiglia, e messa in protezione a Bologna in una comunità educativa per minori.

“Quando andai a vedere come stesse in comunità, Saman sembrava un’altra persona, il giorno prima aveva i vestiti classici della loro cultura, in comunità capelli sciolti lunghi, maglietta nera, jeans: era vestita all’occidentale”, racconta la testimone, affermando che Saman Abbas le aveva anche raccontato del suo fidanzato di cui si era innamorata.

“Le sono stati tolti i telefoni per ragioni di sicurezza, ma lei voleva parlare con Saqib”. Avevano vietato di utilizzare il telefono in qualsiasi modalità, e “per questo facevo da tramite tra i due ragazzi, per cercare di tenerla tranquilla”, dice l’assistente sociale.

I familiari a processo

A processo per il delitto ci sono cinque familiari di Saman Abbas: lo zio Danish Hasnain, i cugini Ikram Ijaz e Numanhulaq Numanhulaq, il padre Shabbar Abbas e la madre Nazia Shaheen, accusati di concorso in omicidio. Il padre è agli arresti in Pakistan ed è stata rinviata al 4 aprile l’udienza sull’estradizione prevista per oggi a Islamabad.

Liborio Cataliotti, difensore di Danish Hasnain, è intervenuto a margine dell’udienza dichiarando: “Lo zio Danish e Saman, da quanto emerge dai documenti in mio possesso, avevano un ottimo rapporto e lui in nessun modo ostacolava il suo processo di occidentalizzazione che era già iniziato”.

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ultimo aggiornamento: 31 Marzo 2023 15:14

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