Scandalo Boccia: la decisione del Senato su Gennaro Sangiuliano per il caso della chiave d’onore di Pompei. La polemica dell’opposizione.
Dopo i retroscena sullo scandalo Boccia raccontati in un’intervista al Tg1, arriva una buona notizia per Gennaro Sangiuliano. Il Senato, come riportato da Today e Agi, ha respinto la richiesta degli inquirenti di procedere contro l’ex ministro della Cultura per il reato di peculato. La vicenda riguarda la “chiave d’onore” della città di Pompei, ricevuta dal sindaco e poi donata a Maria Rosaria Boccia.

Sangiuliano, la decisione del Senato sulla “chiave d’onore”
Con 112 voti favorevoli e 57 contrari, l’aula del Senato ha accolto la relazione della Giunta per le autorizzazioni e le immunità, che invitava a dire no alla richiesta di procedere per peculato contro Gennaro Sangiuliano.
La Giunta ha motivato il suo parere sottolineando la “sussistenza nel caso di specie dell’esimente del perseguimento del preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di Governo“. Secondo i sostenitori del diniego, l’ex ministro – nel corso del suo mandato – avrebbe solo agito nell’interesse istituzionale. E ha aggiunto: “Gennaro Sangiuliano è colpevole, solo ed esclusivamente, di essere un uomo probo e libero“.
L’attacco dell’opposizione
Di diverso avviso l’opposizione, aggiunge Agi, che ha duramente criticato la decisione. Secondo la senatrice Ketty Damante del Movimento 5 Stelle, il comportamento dell’ex ministro non ha nulla a che vedere con l’interesse pubblico. “Qui si parla di appropriazione ed utilizzazione personale di un bene, non di attività ministeriale o di visibilità internazionale di Pompei“, ha detto in aula.
E ha proseguito: “L’atto contestato è personale, privo di connessione diretta con una scelta politica o amministrativa. Parliamo di una evidente utilità privata“. Ha anche sottolineato come la chiave non risulti nemmeno più in possesso di Gennaro Sangiuliano, domandandosi dove sia “l’interesse pubblico perseguito“.
L’intervento della senatrice ha rilanciato il tema dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. “Se l’ex Ministro ritiene di aver agito con correttezza, è lui stesso che dovrebbe sollecitare il processo per chiarire la propria posizione“, ha concluso.