Scherzo telefonico alla Meloni: di chi sono davvero le colpe dell’atto di “guerra ibrida”

Scherzo telefonico alla Meloni: di chi sono davvero le colpe dell’atto di “guerra ibrida”

Novità sullo scherzo telefonico dei comici russi ai danni della Premier Giorgia Meloni. Chi ha più colpe e cosa pensano i servizi segreti.

Si torna a parlare dello scherzo telefonico alla Premier Giorgia Meloni da parte di due comici russi. La Presidente del Consiglio, infatti, era stata sorpresa dalla chiamata dei due individui che si erano spacciati per un ambasciatore africano ed erano riusciti a parlare con lei delle tematiche calde dell’attualità politica ed economica del mondo. Una situazione che aveva creato grossa polemica per il livello di sicurezza italiana e che aveva portato alle dimissioni di Francesco Talò, consigliere diplomatico della Premier, ritenuto colpevole della falla. Eppure, oltre a lui, ci sarebbero altre figure ad avere delle colpe.

La colpa dello scherzo alla Meloni

Giorgia Meloni

Il caso della telefonata fake di cui è stata protagonista Giorgia Meloni ha messo in evidenza delle problematiche a livello di sicurezza nazionale. Sulla vicenda sono emerse nuove dirette responsabilità. A sottolineare il quadro della questione è Repubblica.

Al netto delle dimissioni di Francesco Talò, consigliere diplomatico della premier, che risulta in parte responsabile e, va detto, in parte capro espiatorio di una serie di errori o sottovalutazioni commesse, sarebbero emersi nuovi dettagli che vedrebbero altre “colpe”.

Nelle scorse ore il sottosegretario alla Presidenza e Autorità delegata, Alfredo Mantovano, è stato ascoltato al Copasir.

Nel corso dell’audizione sono emersi alcuni elementi particolare. L’ambasciatore italiana presso l’Unione africana, Alberto Bertoni, era stato contattato per verificare la bontà della mail arrivata a Palazzo Chigi con la quale i russi avevano chiesto, sotto le vesti di un ambasciatore africano, un contatto per rintracciare la premier. All’apparenza tutto in regola ma sarebbe bastato un controllo con il gabinetto di Moussa Faki (l’ambasciatore in questione) per capire che si trattava di un inganno. A quanto pare, però, la verifica non è stata attuata.

Questo nonostante l’ufficio diplomatico di Palazzo Chigi avesse correttamente avviato l’istruttoria.

Nella discussione interna al Copasir è emersa la necessità di capire se davvero non sono stati compiuti ulteriori accertamenti o meno. Soprattutto andrà capito se ci sia stata in quelle ore un’interlocuzione tra l’ufficio diplomatico e la Premier oltre a Talò e quindi un’altra persona in particolare coinvolta.

“Atto di guerra ibrida”

Al netto dei dubbi resta ancora da comprendere la “matrice” dello scherzo. Al Copasir, Mantovano ha spiegato come i nostri servizi non ritengano quanto accaduto come una trovata ironica.

Infatti, quello dei due comici russi sarebbe a tutti gli effetti un “potenziale atto di guerra ibrida”, vista anche la linea dell’Italia sul conflitto in Ucraina.