Schlein e Conte: più voti della destra ma per i riformisti è “una sconfitta profonda”
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Direttore: Alessandro Plateroti

Schlein e Conte: più voti della destra ma per i riformisti è “una sconfitta profonda”

Giuseppe Conte e Elly Schlein

Schlein e Conte rivendicano più voti della destra, ma i riformisti Pd parlano di sconfitta profonda. Tutti i dettagli.

In un’Italia attraversata da tensioni politiche e sociali, il recente referendum si è rivelato un banco di prova per la tenuta del campo progressista di Schlein e Conte. Le aspettative, almeno tra i promotori, erano alte: l’obiettivo non era solo raggiungere il quorum, ma lanciare un messaggio forte al governo guidato da Giorgia Meloni. E per questo, la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha scelto di esporsi personalmente, ben consapevole della difficoltà dell’impresa.

Come affermato nel corso della campagna, per la segretaria del Pd sarebbe bastato «incassare più voti al referendum di quanti ne prese il centrodestra tre anni fa» per definire l’iniziativa un successo. E così è stato. La partecipazione alle urne non ha superato il 30%, ma il dato che Schlein e il presidente del M5S Giuseppe Conte rivendicano è un altro: «Quando più gente di quella che ti ha votato ti chiede di cambiare una legge dovresti riflettere, invece che deriderla», ha affermato Schlein, vedendo il bicchiere mezzo pieno.

Giuseppe Conte
Giuseppe Conte

Un fronte unito contro la maggioranza

Anche Conte prova a rilanciare con ottimismo: «Se vi sembrano numeri insignificanti, considerate che è lo stesso numero di votanti con cui Meloni è arrivata al governo». E da parte di Alleanza Verdi-Sinistra arriva la medesima lettura: «La sconfitta della sinistra sono più dei voti con cui la premier governa». A sostegno della strategia unitaria, il senatore dem Francesco Boccia afferma: «C’è un fronte unito che vale quanto il centrodestra».

Le critiche dei riformisti e la necessità di una riflessione

Ma non tutti condividono questo entusiasmo. Nella minoranza riformista del Pd, crescono i malumori. La vicepresidente dell’Europarlamento Pina Picierno parla senza mezzi termini: «Una sconfitta profonda, seria, evitabile», definendo l’esito «un regalo enorme a Meloni e alle destre». Giorgio Gori la considera un «autogol», Elisabetta Gualmini una «battaglia antistorica», Filippo Sensi una «sconfitta bruciante perché tocca una questione identitaria per il centrosinistra, il lavoro».

Il presidente del Pd Stefano Bonaccini adotta un tono più riflessivo: «Quando oltre due terzi degli italiani non rispondono è necessario riflettere». Mentre Lia Quartapelle sintetizza il pensiero riformista: «Per vincere non basta promuovere battaglie identitarie né regolare i conti col passato».

Nel frattempo, i fedelissimi di Schlein respingono le critiche. Il responsabile organizzazione dem Igor Taruffi ribadisce: «La strada è quella giusta, lo dicono i risultati», sottolineando «le vittorie alle regionali, il 24% alle Europee dopo che nei sondaggi si era scesi al 14». E aggiunge: «Le discussioni? Legittime, ma non prevalgano sugli interessi generali». Il tutto come riportato da ilmessaggero.it

Alla fine, la notizia chiave emerge con forza: Schlein e Conte rivendicano più voti della destra, ma dentro il Pd si apre una riflessione profonda, alimentata dai riformisti che vedono nella sconfitta referendaria un segnale d’allarme per il futuro.

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ultimo aggiornamento: 10 Giugno 2025 9:57

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