I sensori del Ponte Morandi non erano in funzione dal 2015. A dirlo è il procuratore capo di Genova. Aspi: “Nessuna delle analisi aveva evidenziato allarmi”.
ROMA – I sensori del Ponte Morandi non erano in funzione dal 2015. A confermare l’indiscrezione di Repubblica è stato il procuratore di Genova, Francesco Cozzi, che ha precisato come questi erano stati tranciati e mai sostituiti dalla concessionaria. Il nuovo inserimento dei sistemi di controllo era previsto per l’autunno 2018, ma purtroppo il viadotto è crollato un mese prima.
Secondo quanto ipotizzato dalla Procura, i sensori non sono stati messi “dolosamente”. Una ricostruzione che potrebbe portare una condanna che va da tre a dieci anni. Accuse più gravi per gli indagati a oltre due anni dalla tragedia.
Aspi si difende: “Nessuna allarme”
Dopo le accuse del procuratore, Aspi aveva deciso di difendersi con una nota ufficiale smentendo qualsiasi segnale di pericolo prima del crollo del Ponte Morandi: “Nessuna delle analisi svolte sul viadotto Polcevera, anche da qualificati soggetti terzi, aveva evidenziato allarmi sulla sicurezza dell’infrastruttura e siamo il primo soggetto interessato affinché vengano chiarite eventuali responsabilità, sia in sede di incidente probatorio che successivamente nell’ambito del processo“.
Autostrade per l’Italia, quindi, respinge tutte le accuse e si dice pronta a collaborare con la Procura di Genova per cercare di trovare gli eventuali responsabili di questa vicenda.
Le indagini sul crollo del Ponte Morandi
Le indagini sul crollo del Ponte Morandi continuano. Nessuno stop da parte della Procura di Genova che ad oltre un anno dalla tragedia del viadotto di Polcevera stanno effettuando tutti gli accertamenti del caso per cercare di chiarire eventuali responsabilità.
Al momento nessuno si è assunto le colpe anche se dai primi risultati delle indagini si potrebbero notare alcune mancanze di Aspi. Ma per avere i rinvii a giudizio dobbiamo aspettare ancora un po’ di tempo con i controlli dei magistrati che non sono terminati.