La sentenza del tribunale di Ancona sul fine vita: “Verificare le condizioni del paziente prima di decidere”.
ANCONA – Una sentenza del tribunale di Ancona sul fine vita potrebbe aprire un nuovo dibattito su questo tema. Come riportato dall’associazione Luca Coscioni, citata dall’Ansa, i giudici hanno accolto il reclamo di un 43enne tetraplegico chiedendo all’Asl di verificare le condizioni del paziente prima della decisione.
Una sentenza arrivata dopo il no da parte dell’azienda sanitaria e del giudice sull’istanza di suicidio assistito. Ora toccherà all’Asl prendere una decisione definitiva, ma quanto messo a verbale dal Tribunale potrebbe aprire un nuovo dibattito sul tema.
L’associazione Coscioni: “Finalmente la verifica delle condizioni”
La sentenza è stata commentata dall’avvocato Filomena Gallo. “Dopo 10 mesi – ha detto la segretaria dell’Associazione Luca Coscioni – il paziente sarà finalmente sottoposto alla verifica delle sue condizioni che rendono non punibile l’aiuto al suicidio“.
“Il paziente ci ha messo dieci anni – ha aggiunto il legale – passando per due udienze e due sentenze, per vedere rispetto un suo diritto, nelle sue condizioni. Non è possibile costringere gli italiani a una simile doppia agonia. Occorre una legge. Per questo a fronte di un Parlamento paralizzato e sordo persino ai richiami della Corte Costituzionale è necessario un referendum“.
Associazione Coscioni: “Legalizzare l’eutanasia”
L’associazione Coscione non ha nessuna intenzione di fare un passo indietro nella battaglia del fine vita e spera di arrivare ad una soluzione in poco tempo. “In Italia tra luglio e settembre – ha detto l’avvocato Gallo – dovremo raccogliere 500mila firme. E’ questa l’unica strada per legalizzare l’eutanasia in questa legislatura, altrimenti non se ne riparerà prima di 3 o 4 anni, nell’ottimistica ipotesi di una maggioranza favorevole in Parlamento“.
“Stiamo ottenendo una risposta sorprendente, malgrado il silenzio della politica ufficiale, e puntiamo alle 10mila disponibilità di volontari indispensabili per centrare l’obiettivo delle 500mila firme da consegnare in Corte di Cassazione il 30 settembre“.