Lettera furiosa di Vittorio Sgarbi a proposito del suo ruolo nella Fondazione Canova e della campagna mediatica contro di lui.
Giorni di grosse polemiche attorno alla figura di Vittorio Sgarbi. L’ultima querelle è arrivata a seguito dell’annuncio della Fondazione Canova di cui era presidente. Il sottosegretario alla Cultura, infatti, è stato, di fatto, silurato con l’annuncio del sindaco di Possagno riguardo il futuro dell’uomo. Proprio a tal proposito, però, il noto volto tv ha scelto di replicare sulla vicenda con una lettera di fuoco.
Sgarbi, le dimissioni dalla Fondazione Canova
Dopo le parole del sindaco di Possagno, Valerio Favero, che aveva dichiarato di aver comunicato a Sgarbi già a dicembre la decisione di non rinnovare il suo incarico alla presidenza della Fondazione Canova, è arrivata la forte replica del sottosegretario alla Cultura che ha annunciato le sue dimissioni immediate e, quindi, senza arrivare alla scadenza da numero uno della fondazione.
L’Ansa ha riportato anche le parole del diretto interessato: “Mi scuso di aver promosso queste attività e di aver favorito contributi e restauri, e rimetto il mio mandato nelle mani del Capo di Gabinetto del ministero della Cultura, Francesco Gilioli. Le mie dimissioni sono irrevocabili e annunciano il futuro nell’ombra per la Fondazione Canova, di cui è confermato vice presidente il sindaco di Possagno, Valerio Favero. Addio Canova”.
I passaggi taglienti della lettera
Al netto delle dimissioni, però, Sgarbi ha fatto pervenire anche una lunga lettera ripresa integralmente da Il Gazzettino.
“Non sono abituato a difendermi da quello che non ho fatto. Da mesi sono al centro di una bufera mediatica che non capisco. Vengo quotidianamente insultato da politici di cinque stelle e dal loro giornale, vengo mandato in trasmissioni con video rubati, senza la mia autorizzazione alle loro finte interviste. Le accuse sono inverosimili, ed entrano nella mia sfera privata, mettendo in discussione le mie mostre, le mie conferenze, i restauri che ho fatto fare come se fossero delitti”, le parole del sottosegretario alla Cultura.
“[…] Le mie colpe, ripetute da parlamentari inetti, che nulla hanno mai fatto, eletti nel partito di un padre afflitto come è Grillo, dannoso a sé e agli altri, sono aver fatto (e, spero, fare) conferenze, spettacoli seguitissimi su artisti, mostre, presentazioni di artisti. Cioé, raccontare l’arte, senza trarre alcun vantaggio dal ruolo di governo cui sono stato chiamato […]”.
Sgarbi ha poi fatto riferimento alle famose vicende del quadro ritenuto rubato e ha difeso ancora la sua posizione verso i giornalisti che “seguendo sospetti e insinuazioni di un restauratore, inventano crimini su due quadri inesistenti, mai visti da nessuno […]”.
“[…] Io mi indigno e sbotto, c’è subito chi è pronto a rinnegare anni di lavoro gratuito per la sua comunità. Di mostre, iniziative, conferenze, restauri, per le celebrazioni di Canova del cui comitato nazionale io sono Presidente”.
La lettera di Sgarbi si è poi conclusa: “Io il mio compito l’ho svolto con disciplina e onore, ho accompagnato per cinque anni le celebrazioni per il secondo centenario della morte di Canova, ho curato l’ultima mostra che è in corso a Lucca: avrei voluto essere ringraziato, non insultato. Avrei voluto scegliere di dimettermi alla fine del mio incarico, non necessariamente rinnovabile. Ma questo atteggiamento di irriconoscenza, per un percorso nuovo di cui non solo prevedo ma conosco l’esito, mi sembra un atto vigliacco e insensato. Pago per il bene che ho fatto“.