Il nuovo ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo dichiara di avere un approccio più “laico” sullo smart working del suo predecessore Brunetta.
“Sullo smart working ho un atteggiamento più laico di Renato” (Brunetta) ha detto il neo ministro della PA Zangrillo che in prima battuta era stato dichiarato come ministro dell’energia. La questione del lavoro da remoto, o come viene impropriamente chiamato smart working, è un tema che non può non essere considerato guardando alla tendenza degli altri paesi europei e occidentali. Anche per i dipendenti pubblici è un tema che il nuovo governo dovrà affrontare.
Paolo Zangrillo ha detto che ha intenzione di non buttare via e salvare “tutto il lavoro fatto da Renato Brunetta” nella Pubblica amministrazione. Ma c’è una novità su cui l’ex ministro era molto resistente, ovvero un maggior utilizzo dello smart working dove è possibile verificandone i risultati. Ancor più che in altri ambiti, per la PA è necessario verificare i servizi al cittadino nel lavoro da remoto.
La PA apre al lavoro da remoto ma solo dove possibile
“Intendo procedere cercando di comprendere con quali modalità possiamo utilizzare questo strumento. È evidente che comporta un modo diverso di gestire il rapporto tra datore di lavoro e lavoratore” ha detto Zangrillo ma “Pensare che si possa rinunciare a questo strumento significherebbe confermare che la pubblica amministrazione è diversa dalle altre organizzazioni”.
A segnalare le criticità è la commissione tecnica introdotta dal ministro Brunetta secondo la quale manca la formazione per il personale per questa nuova modalità di lavoro. Secondo le linee guida del ministero le attività che possono essere fatte in smart working vengono decise dalle singole amministrazioni in modo da favorire la produttività e le esigenze delle PA. Inoltre non è stato fatto un adeguato monitoraggio. Questa apertura da parte del nuovo ministro però è stata accolta favorevolmente dai sindacati.