Stellantis, tra conferme e delusioni, l’annuncio da 1,5 miliardi di euro solleva interrogativi sul futuro dell’auto in Italia.
In un contesto di crescenti aspettative e tensioni nel settore automobilistico italiano, Stellantis ha sorpreso tutti annunciando un importante investimento in Spagna, da parte di un consorzio che include Mercedes-Benz e TotalEnergies, per la costruzione di una nuova gigafactory di batterie. Questa mossa, valutata complessivamente in 1,5 miliardi di euro, pone l’Italia in una posizione di attesa, con il progetto di Termoli ancora avvolto nella nebbia delle incertezze.
L’Italia in attesa: tra promesse e realizzazioni
Nonostante i grandi annunci e le promesse di investimenti pubblici, la realtà vede l’Italia in una posizione di coda nel piano di espansione europeo di Stellantis e dei suoi partner. Il progetto di Termoli, sebbene confermato, vede la sua realizzazione posticipata, con una partenza della produzione prevista solo per il 2026. Questo ritardo non fa che aumentare l’insofferenza verso il gruppo, in un Paese che conta su un settore automobilistico vitale per l’economia e l’occupazione.
La Spagna avanza: un modello di attrattività
Al contrario, la Spagna emerge come un partner privilegiato per Stellantis, grazie alla disponibilità del governo iberico a supportare il settore con un pacchetto di aiuti significativo. Questa decisione rispecchia una strategia ben precisa del gruppo, che già in passato ha favorito la Spagna per parte della sua produzione di veicoli, riconoscendo l’importanza di condizioni favorevoli e di un supporto attivo da parte delle istituzioni locali.
La questione solleva interrogativi fondamentali sull’approccio delle multinazionali verso i paesi in cui operano, evidenziando la necessità di un dialogo costruttivo che salvaguardi gli interessi lavorativi e industriali locali. L’Italia, con il suo ricco indotto automobilistico e migliaia di dipendenti, richiede attenzione e strategie mirate per non restare indietro nella corsa alla mobilità sostenibile.
Il dibattito si intensifica, coinvolgendo figure politiche e sindacali, tra cui il governatore Vincenzo De Luca e il leader della Cisl, Luigi Sbarra, che sottolineano la necessità di affrontare la questione senza aprire conflitti, ma con la determinazione di tutelare il lavoro e l’industria nazionale.