L’anno terminerà con stipendi più consistenti per chi lavora nel settore pubblico: chi potrà godere dell’aumento in busta paga?
Per le festività natalizie è previsto un aumento in busta paga per chi lavora nel settore pubblico. Si tratta di un anticipo sui rinnovi contrattuali previsti nel 2024, per cui molti dipendenti dovrebbero ritrovarsi degli stipendi maggiorati di circa 900 euro.
L’aumento sugli stipendi statali
Presentando il piano del Governo Meloni durante un incontro con i sindacati, il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo ha annunciato che ci saranno 8 miliardi di euro complessivamente per il rinnovo dei contratti.
Una porta aperta, quindi, per gli stipendi statali con un incremento medio vicino al 6%. Parlando concretamente, si tratterebbe di 170 euro al mese, ma già a dicembre 2023 alcuni dipendenti della pubblica amministrazione potrebbero ricevere un aumento una tantum da 900 euro in media.
Quando arriverà l’indennità?
Quella che il governo prevede per i lavoratori del settore pubblico, sarebbe la cosiddetta “indennità di vacanza contrattuale”. In poche parole, quella pagata per il periodo in cui gli stipendi non sono stati rinnovati.
Una questione che ha suscitato una bufera di polemiche tra i dipendenti che, senza un aumento, hanno risentito parecchio dell’inflazione crescente degli ultimi mesi.
Anche se l’indennità dovrebbe essere inserita direttamente nel contratto successivo, il governo Meloni ha deciso di anticiparla, facendo ottenere già a dicembre un aumento di importo variabile: dai 662 euro previsti per i dipendenti ministeriali di più basso livello, ai 1.516 euro per un medico. La somma dovrebbe essere erogata prima della tredicesima, e quindi entro il giorno di Natale.
A chi spetta l’aumento di Natale
Ma chi riceverà l’anticipo in busta paga? Stando a quanto dichiarato, saranno i dipendenti statali a beneficiarne. Si parla quindi di impiegati e dirigenti ministeriali, insegnanti, agenti di polizia e dipendenti del Servizio sanitario nazionale.
Saranno esclusi invece i dipendenti regionali e comunali, come di tutte le amministrazioni locali. Per loro, sarà l’ente di riferimento a dover stanziare parte dei fondi.
Per i sindacati l’aumento “non basta!”
Sembrerebbe un’ottima notizia almeno per questa categoria di lavoratori. Eppure, chi si fa due conti in tasca, giunge ad un’amara conclusione: i fondi messi a disposizione sono “insufficienti”, chiosano Cgil e Uil.
Negli ultimi due anni l’inflazione si è alzata al massimo, e di conseguenza il potere d’acquisto dei dipendenti si è abbassato parecchio. Alla luce di ciò, un’indennità una tantum da 900 euro circa, oltre al successivo aumento da 170 euro al mese, non basta a recuperarlo.
Bensì, secondo i sindacati, sarebbe servita una cifra vicina ai 30 miliardi di euro. Ma la somma, si sa, in questo momento lo Stato non può permettersi.