La strage di Altavilla Milicia: parlano i genitori di Antonella Salamone.
La piccola comunità di Altavilla Milicia è stata scossa da una strage familiare che sembra uscita dalle pagine più buie della cronaca. Un orribile vicenda che ha visto protagonista Giovanni Barreca, accusato di aver sterminato la propria famiglia al culmine di un presunto esorcismo.
Con lui, la figlia e due palermitani, Sabrina Fina e Massimo Carandente avrebbero portato alla morte della moglie Antonella Salamone e dei due figli. Una vicenda intricata e drammatica, che ritorna sotto i riflettori grazie al programma Quarto Grado su Rete 4, conducendo gli spettatori nel vortice di dolore e mistero che avvolge questo caso.
Strage Altavilla, l’ultima telefonata: un preludio al silenzio
“Il silenzio totale da lunedì,” racconta Rosalia Licata, madre di Antonella, sottolineando l’inspiegabile assenza di contatti dopo l’ultima telefonata del 4 febbraio. Un silenzio che anticipava la scoperta del massacro l’11 febbraio.
Angelo Salamone, il padre di Antonella, aggiunge un dettaglio inquietante. La videochiamata con la figlia sembrava essere sotto costrizione, come se Antonella fosse stata costretta al silenzio da qualcuno fuori campo.
Al centro della tragedia, secondo i genitori di Antonella, ci sarebbe la manipolazione esercitata da Sabrina Fina e Massimo Carandente. “Giovanni non avrebbe fatto quello che ha fatto se non fosse stato manipolato,” afferma la signora Licata. La donna dipinge un quadro di solitudine e influenze esterne che avrebbero corrotto la vita familiare dei Barreca, culminando in un atto di violenza inconcepibile.
La questione dell’infermità mentale per Barreca
Di fronte alle accuse, emerge la possibilità che per Giovanni Barreca venga invocata la semi-infermità mentale. Tuttavia, la nonna delle vittime esprime un desiderio di giustizia senza scuse: “A lui adesso daranno l’infermità mentale, ma lui è sano. Tutti e tre devono farsi gli anni di galera che gli verranno inflitti.”
Nonostante le atrocità, il legame familiare si dimostra indissolubile quando si parla della nipote 17enne, inizialmente ritenuta unica superstite e poi accusata di coinvolgimento. “È sempre mia nipote ed è l’unica cosa che mi rimane di mia figlia,” afferma la signora Licata, promettendo sostegno nonostante le accuse che gravano sulla giovane.