La richiesta di suicidio assistito arriva da una donna affetta da sclerosi multipla, ma il Tribunale ordina approfondimenti all’Asugi.
Una 55enne di Trieste, affetta da sclerosi multipla, ha fatto richiesta per avere accesso al suicidio assistito. Ma il Tribunale vuol verificare se la paziente sia “affetta da patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psichiche ritenute dalla stessa intollerabili” e se “sia pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”.
La richiesta di suicidio assistito
La donna aveva presentato ricorso d’urgenza nei confronti dell’Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina (Asugi) nel maggio scorso. La signora avrebbe poi “chiesto al Tribunale di ordinare ad Asugi di stabilire le modalità di esecuzione del fine vita“, dichiara l’azienda stessa.
Tuttavia, secondo il Tribunale di Trieste “non sussistono i requisiti di attualità” per ordinare all’Azienda sanitaria di “determinare il trattamento farmacologico che consenta alla paziente di porre fine alla propria vita”.
Così, il tribunale ha ordinato approfondimenti all’Asugi, la quale adesso ha 30 giorni di tempo per effettuare gli accertamenti richiesti, rischiando una pena sanzionatoria di 500 euro per ogni giorno di ritardo.
Cappato: “Tempi certi e perentori”
Del caso si occupa l’Associazione Luca Coscioni, che in un comunicato ha sottolineato come la decisione del tribunale evidenzi come “fino a ora l’Asugi non abbia adempiuto ai propri obblighi di tutela del diritto alla salute della paziente“.
D’altro canto, Marco Cappato, tesoriere dell’associazione, approva la decisione del Tribunale perché “pone in evidenza la necessità che siano dettati tempi certi e perentori entro cui le Aziende Sanitarie Locali devono svolgere tutte le verifiche di loro competenza”.
