Salta l’ipotesi di allungare a 10 anni il periodo per recuperare in detrazione le spese per il Superbonus soprattutto per i redditi bassi.
Il pacchetto di emendamenti riformulati al decreto dal Parlamento non conterrà la possibilità di allungare il periodo di recupero della detrazione a 10 anni per le spese del Superbonus. L’obiettivo di questa misura era facilitare chi ha redditi più bassi poiché la detrazione si basa sull’Irpef versata.
Chi spende i soldi della ristrutturazione può recuperare il 90% del totale in 4 quote annuali entro i limiti delle imposte pagate. Quindi, chi ha reddito più basso non può coprire la capienza del rimborso.
A seconda della capienza Irpef si calcolerà la parte di quanto sarà recuperato. Quindi, in sostanza i redditi bassi non potranno avere un rimborso pieno di quanto speso. Se invece di quattro, ci sarebbe lo spazio di tempo di 10 anni le cose sarebbero diverse.
Questa possibilità però è diventata abbastanza remota e resterebbe invece per banche e imprese che hanno acquistato titoli.
Emendamento sulle banche e imprese
Un passo che si è ritenuto necessario “per mettere in sicurezza i conti dello Stato, perché il meccanismo ha generato 120 miliardi di debito maturato” come ha spiegato il ministero dell’Economia.
Per quanto riguarda banche e imprese invece parte da una misura introdotta dal decreto Aiuti quater che consentiva la fruizione in 10 anni (anziché in 4) dei crediti d’imposta derivanti dalle comunicazioni di cessione o di sconto in fattura non ancora utilizzati.
Questa misura viene estesa al termine del 31 marzo e viene anche esteso l’ambito dei lavori cui i crediti sono legati: non più solo quelli del superbonus 110%, ma anche quelli per il superamento e l’eliminazione di barriere architettoniche, misure antisismiche e ristrutturazioni edilizie.