I clienti asiatici hanno deciso di spostare le loro ricchezze dalla Svizzera per paura d’essere soggetti alle sanzioni inflitte ai russi.
Via alla fuga di massa dei clienti asiatici dalla Svizzera. Il motivo? Il timore che il Paese possa infliggere, in un futuro non molto lontano, delle sanzioni. Le conseguenze socio-economiche della guerra tra Russia e Ucraina si fanno sentire anche in Svizzera. Come ben sappiamo, gran parte dei Paesi europei e non stanno subendo le conseguenze economiche del conflitto che perdura ormai da oltre un anno.
Adesso tocca anche alla Svizzera pagare un conto piuttosto salato, in quanto per la prima volta ha deciso di abbandonare la sua neutralità, definita peraltro storica. Difatti il Paese elvetico avrebbe deciso di confiscare i beni dei russi sanzionati detenuti nel Paese. Questo gesto avrebbe influenzato le sanzioni imposte alla Russia dall’occidente.
Quella della Svizzera è stata una vera e propria svolta storica. Il Paese ha infatti deciso di rompere la sua neutralità applicando – come l’Unione europea – delle sanzioni alla Russia. Il Paese costituisce il primo forziere delle grandi ricchezze globali custodendone circa un quarto del totale.
Le conseguenze economiche dell’abbandono della neutralità
Ma l’imposizione delle sanzioni, ha fatto in modo che 7,5 miliardi di franchi (8 miliardi di euro) di depositi riconducibili a clienti russi, su un totale di 46 miliardi, siano stati attualmente congelati. Nonostante la Svizzera abbia ribadito il pieno potere di operare in questo modo, adesso ad influire negativamente nell’economia del Paese non saranno soltanto le ricchezze dei patrimoni russi, ma anche quelle cinesi.
In questa situazione gli asiatici, intimoriti dal poter perdere il loro patrimoni, hanno deciso di spostare le ricchezze depositate in occidente per metterle al sicuro dalle restrizioni che ad oggi riguardano soltanto i russi, ma un domani potrebbero anche riguardare i cinesi.
“Siamo rimasti non solo sorpresi, ma scioccati dal fatto che la Svizzera abbia abbandonato il suo status neutrale”. Sono queste le dichiarazioni rilasciate al Financial Times dal direttore delle operazioni con l’Asia di una banca elvetica.