Il governo ha preso un provvedimento per alleggerire il taglio del cuneo fiscale: previsti aumenti nelle buste paga dei lavoratori.
Le buste paga degli italiani diventeranno più pesanti. Il provvedimento serve ad attenuare le conseguenze dell’inflazione dilagante, che ormai ha toccato la soglia dell’8%. Durante la giornata di martedì, si terrà il confronto con i sindacati per discutere della “missione”. Si tratta di un decreto che diventerà effettivo alla fine di luglio, per contenere i disagi del taglio del cuneo fiscale e delle accise.
Se ne parlerà poi anche in altra sede, con Confindustria ed altre associazioni datoriali, anche se per ora l’incontro non è stato fissato. I temi discussi saranno quelli del salario minimo, dei rinnovi contrattuali e del raglio del cuneo fiscale.
Nella fattispecie, i lavoratori si ritroveranno in più nelle tasche tra i 100 e i 150 euro in più al mese, già a partire dalla busta paga di agosto o da quella di settembre. A deciderlo il governo Draghi: adesso si attende che il provvedimento venga approvato dalla legge sui bilanci.
Il provvedimento sul salario minimo
Per quanto riguarda la questione sul salario minimo, Palazzo Chigi ha confermato che la base di partenza per la discussione potrebbe essere la proposta avanzata dal ministro del lavoro Andrea Orlando, che ha come oggetto i contratti collettivi più rappresentativi. Si ipotizza che la proposta di Orlando possa far uscire dalla soglia di povertà tra i 600 e gli 800mila lavoratori. Necessario trovare un equilibrio per quanto riguarda i salari, e per ridurre il costo del lavoro.
Gli obiettivi della manovra sono due. In primo luogo, ridurre il carico fiscale sulle buste paga. Poi, assicurare i rinnovi contrattuali. Per quanto riguarda l’intervento sulle buste paga, si parla di una cifra che si aggira attorno ai 4-5 miliardi di euro.
Ciò dipenderà dall’andamento del Prodotto Interno Lordo e dal “tesoretto” dei maggiori incassi nelle entrate fiscali. Nella fattispecie, i conti pubblici più positivi del previsto consegnano infatti al governo un “tesoretto” di circa 5 miliardi. I conti pubblici più positivi serviranno anche a rinnovare gli sconti energetici alle aziende.