Taglio Irpef 2025, “rabbia” per i redditi più bassi: ecco il perché

Taglio Irpef 2025, “rabbia” per i redditi più bassi: ecco il perché

Taglio Irpef 2025, ecco chi ne beneficia davvero: l’analisi dell’impatto sui dipendenti, i pensionati e gli autonomi.

Il governo di Giorgia Meloni ha introdotto una modifica all’Irpef 2025 che potrebbe avere effetti significativi su lavoratori dipendenti, autonomi e pensionati, con vantaggi economici variabili a seconda del reddito.

Il nuovo intervento si concentra su una riduzione dell’aliquota del secondo scaglione, che passa dal 35% al 33% o 34% per i redditi compresi tra 28 mila e 50 mila euro.

Sebbene questa manovra si prefigga di favorire i contribuenti di fascia media, gli effetti del taglio rischiano di risultare meno positivi per i redditi più bassi.

Irpef 2025: a chi i benefici e la beffa per i redditi bassi

Il taglio dell’Irpef, come riportato da Quotidiano.net, rappresenta un’opportunità di risparmio fiscale per chi ha un reddito lordo compreso tra i 28 mila e i 50 mila euro, ma la sua applicazione ha effetti disomogenei a seconda delle fasce.

Per chi guadagna meno di 35 mila euro, il passaggio da una riduzione dei contributi previdenziali a una detrazione fiscale comporta un vantaggio limitato, se non addirittura un peggioramento.

Infatti, per i lavoratori con un reddito lordo di 30 mila euro, la detrazione è meno vantaggiosa rispetto alla precedente agevolazione, generando una perdita di circa 101 euro su base annua.

A differenza dei lavoratori dipendenti, autonomi e pensionati non beneficiano del taglio del cuneo fiscale previsto per i redditi medio-bassi e quindi si trovano a fare i conti solo con la riduzione dell’aliquota.

Ad esempio, un pensionato o un autonomo con reddito lordo di 35 mila euro risparmierebbe 70 euro annui con l’aliquota ridotta al 34%, che raddoppierebbe a 140 euro qualora si scendesse al 33%.

Nuove limitazioni per le detrazioni

Per chi ha un reddito compreso tra 75 mila e 120 mila euro, la legge di bilancio introduce nuovi limiti alle spese detraibili, lasciando invece invariata la situazione per i redditi più bassi.

Le spese sanitarie resteranno integralmente detraibili, ma le altre detrazioni saranno soggette a tetti specifici. I massimali delle detrazioni variano in base al reddito complessivo e al numero di figli a carico, riducendo di fatto il beneficio per chi supera i 75 mila euro di reddito annuo.

In caso di redditi oltre i 120 mila euro, le detrazioni decrescono progressivamente, fino ad azzerarsi per chi guadagna oltre i 240 mila euro annui.