La telefonata shock dell'Amerikano sulla scomparsa di Emanuela Orlandi: ecco dov'è la prova
Vai al contenuto

Direttore: Alessandro Plateroti

La telefonata shock dell’Amerikano sulla scomparsa di Emanuela Orlandi: ecco dov’è la prova

Pietro Orlandi

Gli audio della telefonata dell’Amerikano nel caso di Emanuela Orlandi. Le prime fasi della vicenda della 15enne vaticana scomparsa nel 1983.

La scomparsa di Emanuela Orlandi nel 1983 è uno dei misteri più intricati e discussi della storia italiana. Mentre sono ancora in corso tre inchieste per cercare di far luce sul caso della giovane vaticana, emergono nuovi dettagli attraverso gli audio esclusivi dell’epoca concessi da Pietro Orlandi a FqMagazine.

Emanuela Orlandi - Pietro Orlandi
Emanuela Orlandi – Pietro Orlandi
Leggi anche
“Ho ucciso mia moglie”: l’assurda confessione dopo gli spari in auto

La prima svolta: l’appello di Papa Wojtyla

Il 3 luglio 1983, durante l’Angelus Domini, Papa Giovanni Paolo II fece un appello pubblico per Emanuela Orlandi, scomparsa il 22 giugno dello stesso anno. Questo appello segnò una svolta decisiva nel caso, portando l’attenzione mediatica e delle autorità sul mistero. La sala stampa vaticana classificò l’appello sotto la categoria “sequestri di persona“, evidenziando la gravità della situazione. Subito dopo, monsignor Agostino Casaroli convocò d’urgenza la Segreteria di Stato del Vaticano.

Il 5 luglio, un uomo con accento anglosassone, soprannominato “l’Amerikano”, chiamò la sala stampa del Vaticano. L’Amerikano fornì dettagli precisi su Emanuela, affermando di rappresentare un’organizzazione che richiedeva l’intervento del Papa per la liberazione di Alì Agca, l’attentatore del Papa, come condizione per il rilascio della ragazza.

Questa telefonata fu seguita da una successiva chiamata a casa Orlandi, in cui l’Amerikano fece ascoltare un nastro con la voce registrata di Emanuela, confermando così il suo sequestro.

Le rivelazioni di Marco Sarnataro e le richieste dei rapitori

Nel luglio del 1983, Marco Sarnataro, un amico d’infanzia di Emanuela, fu interrogato dalle autorità. Sarnataro dichiarò di aver visto un uomo, successivamente identificato come Marco Sarnataro, seguire Emanuela il giorno della sua scomparsa. Questo uomo era noto per i suoi legami con la criminalità organizzata romana, in particolare con il “gruppo dei Testaccini”.

La telefonata più inquietante arrivò il 6 luglio, quando l’Amerikano chiamò l’Ansa, l’agenzia di stampa italiana, indicando un cestino dei rifiuti vicino a Piazza del Parlamento. In questo cestino fu trovata una busta contenente la tessera scolastica di Emanuela, una ricevuta e un biglietto scritto di suo pugno.

L’Amerikano continuò a chiamare, fornendo ulteriori dettagli sulla vita di Emanuela e richiedendo la liberazione di Agca entro il 20 luglio.

Il 10 luglio, durante l’Angelus, Papa Giovanni Paolo II fece un secondo appello per Emanuela. Quella sera, arrivarono diverse telefonate alla redazione di Paese Sera. L’Amerikano informò il giornalista della presenza di un messaggio di Emanuela nella cappella dell’aeroporto di Fiumicino. Il biglietto, indirizzato ai suoi genitori, affermava che stava bene, cercando di rassicurare la famiglia Orlandi.

Le telefonate dell’Amerikano, con i loro dettagli inquietanti e richieste impossibili, aggiunsero un ulteriore livello di complessità e mistero al caso di Emanuela Orlandi, un caso che ancora oggi rimane irrisolto. Tutti i dettagli, audio e riferimenti di questo report sono disponibili alla fonte originale al fattoquotidiano.it.

Riproduzione riservata © 2024 - NM

ultimo aggiornamento: 6 Agosto 2024 13:53

“Ho ucciso mia moglie”: l’assurda confessione dopo gli spari in auto

nl pixel