Trump conferma la telefonata con Putin sulla guerra in Ucraina. Mosca non si espone, mentre Zelensky apre alla concessione delle terre rare.
Negli ultimi mesi, il conflitto in Ucraina ha continuato a mietere vittime, con un’escalation che ha coinvolto non solo Kiev e Mosca, ma anche le grandi potenze mondiali. Eppure, per la prima volta dopo anni di tensione, emerge un segnale che potrebbe cambiare gli equilibri: Donald Trump e Vladimir Putin si sono parlati.
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La telefonata tra Trump e Putin: versioni a confronto
A rivelare l’accaduto è stato lo stesso Trump in un’intervista al New York Post, dove ha descritto il tono della conversazione con il leader russo: “A Putin importa del costo umano della guerra, vuole vedere la gente smettere di morire. Tutta quella gente morta, giovani, bellissime persone, sono come figli. Due milioni di loro”. Parole forti, che suggeriscono la possibilità di una svolta, ma che non trovano conferma diretta da parte di Mosca.
Il Cremlino, infatti, ha scelto di mantenere il riserbo. Dmitry Peskov, portavoce di Putin, ha dichiarato al quotidiano Izvestia: “Ci sono comunicazioni condotte attraverso differenti canali… io potrei non essere a conoscenza di qualcosa”. Una frase che lascia spazio a diverse interpretazioni: silenzio strategico o effettiva volontà di non esporre dettagli sul contatto con Trump?
Zelensky e le terre rare: una nuova apertura?
Se da un lato gli Stati Uniti cercano un dialogo con la Russia, dall’altro il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si mostra cauto ma pragmatico. Intervistato da Reuters, ha accennato a una possibile apertura verso un nuovo accordo con Washington, affermando: “Saremmo felici di far aumentare la collaborazione fra le industrie minerarie dei nostri Paesi”.
Una frase che sembra indicare una disponibilità a concedere agli USA l’accesso alle terre rare ucraine, risorse fondamentali per l’industria tecnologica e militare americana. Un segnale importante, soprattutto considerando che Mosca continua a non riconoscere Zelensky come un interlocutore valido per negoziati diretti sulla guerra.
Nonostante queste aperture, il presidente ucraino resta scettico sulla reale volontà di Putin di porre fine al conflitto, avvertendo: “Non considero affatto Putin pronto ad avviare attività concrete… la sua cooperazione con la Corea del Nord verrà ampliata e abbiamo prove che invierà presto al fronte altri 100mila soldati”.
Mentre le grandi potenze si muovono su un terreno diplomatico incerto, la guerra in Ucraina continua. Resta da vedere se questa telefonata segnerà l’inizio di un vero cambio di rotta o se rimarrà solo un episodio isolato.