Alta tensione a Torino dove in queste ore è andata in scena davanti al Rettorato una nuova protesta pro Palestina da parte di alcuni studenti.
Momenti di tensione davanti al Rettorato dell’Università di Torino dove un gruppo di studenti pro Palestina si sono incatenati dando vita ad una nuova protesta presso le sedi universitarie del capoluogo piemontese per chiedere la rescissione degli accordi tra ateneo, università e istituzioni israeliane. Al momento non si registrano scontro o episodi di violenza.
Torino, studenti pro Palestina incatenati davanti al Rettorato
Come si apprende da diversi media tra cui Torino Today, in queste ore quattro studenti dell’Università del capoluogo piemontese si sono incatenati all’ingresso del Rettorato in via Po. L’azione fa seguito agli altri gesti di protesta che da settimane sono in atto a sostegno del popolo palestinese e contro gli accordi universitari con Israele. Tale protesta comprende l’occupazione di Palazzo Nuovo e del Politecnico.
La richiesta
Da quanto si apprende da Fanpage, studenti e docenti che aderiscono al Comitato antifascista universitario, hanno presentato una richiesta di seduta congiunta di Senato accademico e del Cda aperta agli studenti e alla comunità accademica. Per farlo hanno presentato una lettera inviata al rettore Stefano Geuna, ai senatori e ai membri del Cda.
“Troviamo inaccettabile e non degne dei principi di democrazia che devono guidare l’azione dell’università tutta, la sospensione delle riunioni degli organi accademici così come il loro trasferimento online e il rifiuto di un dialogo e un confronto diretto fra la comunità accademica che si mobilita a sostegno del popolo palestinese e gli organi di indirizzo politico di Ateneo. Riteniamo necessario e urgente un cambiamento di rotta“, si legge. “Chiediamo pertanto che sia accolta la richiesta di una seduta congiunta del SA e del Cda aperta alla partecipazione studentesca e della comunità accademica”.
Torino Today ha riportato anche le parole di una studentessa coinvolta nella manifestazione: “Vogliamo mandare un messaggio per fare capire che non basta ignorarci e che non ci stancheremo di mandare avanti la mobilitazione, ma la continueremo con l’obiettivo di liberazione di un popolo e del sapere della nostra Università”.