L’1 novembre 1993 entra in vigore il Trattato di Maastricht. L’accordo era stato firmato nel 1992, fissando i tre pilastri per l’unione monetaria.
L’1 novembre 1993 entra in vigore il Trattato di Maastricht. Lo storico accordo ha definito i cosiddetti tre pilastri dell’Unione europea, fissando anche le regole politiche e i parametri economici e sociali necessari per l’ingresso dei vari Stati aderenti.
La firma del 1992
L’entrata in vigore è avvenuta oltre un anno dopo la sigla. Era il 7 febbraio 1992 quando gli allora 12 membri della Cee (Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna, Olanda, Belgio, Irlanda, Portogallo, Danimarca, Grecia, Lussemburgo) posero le firme sulle rive della Mosa.
Il Trattato di Maastricht
La firma arriva al termine dei negoziati. L’accordo comprende 252 articoli nuovi, 17 protocolli e 31 dichiarazioni. L’Unione europea così creata veniva edificata sui tre pilastri del progetto Santer, il cui principale sarebbe stato quello noto come “Comunità europea”.
I tre pilastri dell’Unione Europea
Il Trattato di Maastricht ha anche posto le basi per l’unità monetaria. Entro il 1º gennaio 1999 sarebbe infatti nata la Banca centrale europea (BCE) e il Sistema europeo delle banche centrali (SEBC) che avrebbe coordinato la politica monetaria unica. Venivano distinte due ulteriori tappe: nella prima le monete nazionali sarebbero continuate a circolare pur se legate irrevocabilmente a tassi fissi con il futuro Euro; nella seconda le monete nazionali sarebbero state sostituite dalla moneta unica. Per passare alla fase finale ciascun Paese avrebbe dovuto rispettare cinque parametri di convergenza: rapporto tra deficit pubblico e PIL non superiore al 3%; rapporto tra debito pubblico e PIL non superiore al 60% (Belgio e Italia furono esentati); tasso d’inflazione non superiore dell’1,5% rispetto a quello dei tre Paesi più virtuosi.