Trema la Lega di Salvini: ritorna quella strana voce
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Direttore: Alessandro Plateroti

Trema la Lega di Salvini: ritorna quella strana voce, può succedere di tutto

Matteo Salvini

Il dibattito interno alla Lega riaccende il tema dell’identità settentrionale. La mozione di Stefani rilancia il federalismo.

Negli ultimi anni, la Lega ha subito un’evoluzione politica significativa, passando da un movimento fortemente radicato nel Nord Italia a un partito nazionale. Questa trasformazione ha portato a un’apertura verso il Meridione, con l’obiettivo di ampliare il bacino elettorale. Tuttavia, questa svolta ha generato malumori tra la base storica del partito, soprattutto nelle regioni settentrionali, dove molti ritengono che l’identità originaria sia stata sacrificata in nome del consenso.

Recentemente, il tema è tornato al centro del dibattito interno grazie a una mozione avanzata da Alberto Stefani, segretario della Lega in Veneto. La proposta sta raccogliendo consensi tra i militanti e i dirigenti di peso, da Luca Zaia a Roberto Marcato, segnando un possibile cambio di rotta nel partito.

Matteo Salvini
Matteo Salvini – newsmondo.it

La questione settentrionale riemerge

La mozione di Stefani richiama esplicitamente la necessità di un ritorno alle origini della Lega, con un focus sulla battaglia federalista e sulla tutela delle prerogative delle regioni del Nord. Molti esponenti del partito ritengono che negli ultimi anni si sia data troppa attenzione al Sud, trascurando le esigenze storiche delle regioni settentrionali.

Nel dibattito è tornato a risuonare un termine che sembrava dimenticato: «Settentrione!». Un grido che, secondo molti, esprime l’esigenza di riportare al centro del dibattito la questione identitaria. Il consenso intorno alla mozione cresce, tanto che Marcato commenta: «Era ora. Troppo a lungo sono stato un megafono solitario: la questione identitaria è vitale per la sopravvivenza e il rilancio del partito. Bene che anche i vertici se ne siano accorti».

Ma c’è chi teme che questa riscoperta possa avere ripercussioni sulla Lega meridionale. Che ne sarà, quindi, degli esponenti provenienti dal Sud? La risposta di un militante è netta: «Uno del sud non può contare più di noi. Non esiste».

E se nei bar e nei gazebo della Lega si usino ancora certi termini per riferirsi ai meridionali, Marcato precisa: «Dai, questo no. Attenzione: la questione settentrionale non è in antitesi rispetto al sud. Ciascuno deve contare rispetto al proprio territorio. Guai però a occuparsi soltanto di loro».

Nel frattempo, gli esponenti veneti del partito rilanciano la battaglia federalista. «Ben oltre il nord. Il ritorno al concetto di federalismo – pure presente nella mozione Stefani – era necessario», afferma Marzio Favero. Per lui, il federalismo non si esaurisce nella sola questione italiana: «Si è smesso di parlare di devoluzione, di riordino degli enti locali. E la storica battaglia federalista va ripensata anche in chiave comunitaria, vista la fase drammatica che vive il nostro continente: servono gli Stati Uniti d’Europa».

Il ruolo di Salvini e il futuro del partito

L’uscita di Favero, che propone una Lega più vicina all’idea di un’Europa federale, sembra essere in contrasto con la linea seguita da Matteo Salvini, che negli ultimi anni ha spinto il partito verso il sovranismo. Infatti, proprio Salvini ha più volte espresso la sua vicinanza a leader come Viktor Orbán e ha usato toni duri contro l’UE.

Favero, però, sottolinea un punto chiave: «Il federalismo è per definizione incompatibile col sovranismo. Siamo davanti a scelte storiche, che la Lega non può permettersi di sbagliare». La sua posizione si allontana dalle recenti alleanze della Lega con partiti della destra europea come AfD. «Basta prestare il fianco alle destre. Cosa c’entriamo noi con AfD?», si chiede.

Intanto, il congresso federale della Lega, previsto per il 5-6 aprile, sarà il momento decisivo per capire se il partito è davvero pronto a una svolta identitaria o se il dibattito in corso sia solo una mossa strategica. C’è chi sospetta che la mozione di Stefani sia in realtà un’operazione politica ben orchestrata da Salvini e Roberto Calderoli per evitare altre proposte più radicali.

Se così fosse, il messaggio della base leghista rischia di restare inascoltato. Ma, come suggerisce un militante veneto: «O la Lega ritorna Lega o non avrà futuro». Il tutto come riportato da ilfoglio.it

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ultimo aggiornamento: 15 Marzo 2025 13:12

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