I frammenti di ossa, insieme a un paio di scarpe e una cinta, apparterrebbero a due imprenditori scomparsi oltre 20 anni fa.
Dopo oltre vent’anni dalla scomparsa di Salvatore Cairo e Sergio Spada, entrambi imprenditori nel settore del commercio delle pentole e degli articoli per la casa, potrebbe essere arrivata finalmente la svolta decisiva nel caso. Nella giornata di ieri, mercoledì 20 dicembre, la Polizia investigativa ha ritrovato pezzi di ossa umane che potrebbero appartenere proprio a Cairo.
Il ritrovamento di ossa umane, scarpe e una cinta
Le ricerche non sono state casuali: è stato proprio Enrico Morleo – il 57enne arrestato il 3 marzo del 2022 con l’accusa dell’omicidio di Salvatore Cairo e Sergio Spada – ad aver indicato un pozzo nella zona industriale di Brindisi, durante l’udienza del processo della scorsa settimana.
Secondo le dichiarazioni di Morleo, non sarebbe stato lui ad uccidere i due imprenditori, ma si sarebbe occupato di distruggere il corpo di Cairo con una motosega. Ieri pomeriggio, i vigili del fuoco insieme alla Polizia, ai giudici della Corte d’Assise e il pm Milto De Nozza, hanno trovato alcuni resti di ossa e reperti proprio nel fondo del pozzo indicato dall’imputato.
Oltre ai frammenti ossei, sono stati rinvenuti anche un paio di scarpe e una cinta: si presume possano appartenere all’imprenditore brindisino Salvatore Cairo, scomparso nel maggio del 2000 quando aveva 36 anni. Tuttavia, saranno necessari alcuni accertamenti per confermare l’ipotesi.
Il caso di Salvatore Cairo e Sergio Spada
Le uccisioni di Salvatore Cairo e Sergio Spada risalgono, rispettivamente, al 6 maggio 2000 e al 20 novembre 2001. Enrico Morleo e il fratello maggiore Cosimo sono gli unici due imputati del delitto, e adesso devono rispondere di duplice omicidio pluriaggravato dalla premeditazione e dal metodo mafioso.
Cosimo nel ruolo di mandante ed Enrico in quello di esecutore, avrebbero assassinato i due imprenditori per non intralciare gli affari dei Morleo nel settore degli articoli casalinghi, dove volevano avere il monopolio.
Lo scorso 13 dicembre è stato Enrico a confessare di aver fatto a pezzi con una motosega, bruciato e nascosto il cadavere di Salvatore Cairo, secondo l’accusa ucciso a coltellate. Ma il 57enne nega di averlo ucciso.
Le testimonianze decisive del terzo fratello
Sono state poi le testimonianze di un terzo fratello, Massimiliano Morleo – che ha accusato i minori Cosimo ed Enrico di entrambi i delitti – a fare luce sulla tragedia. Il testimone ha riferito agli inquirenti di aver visto Enrico Morleo che impugnava un coltello insanguinato accanto al cadavere di Cairo e di essere stato minacciato: “Se parli ti uccido o ti rendo complice”.
Salvatore Cairo sarebbe stato ucciso all’interno di un deposito di legna, poi il cadavere è stato fatto a pezzi e gettato all’interno di un bidone metallico, poi gettato nel pozzo.
Durante una sua deposizione, Enrico Morleo ha raccontato di essersi inginocchiato “per vedere se il cuore di Cairo ancora batteva e ho preso il coltello sporco di sangue”. E’ stato quindi in quel momento che Enrico sarebbe stato visto da Massimiliano.