Tumore per uso del cellulare, riconosciuta rendita malattia
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Tumore per uso del cellulare, riconosciuta rendita malattia

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Per 13 anni di servizio ha dovuto usare il cellulare per 2 ore e mezza al giorno. Dopo il tumore, chiede una rendita di malattia.

Per 13 anni ha utilizzato il cellulare per lavoro, circa 2 ore e mezza al giorno. Dopo aver scoperto di essere affetto da un tumore benigno all’orecchio destro, l’uomo ha chiesto all’Inail che gli venisse riconosciuta una rendita di malattia. Dopo un secondo ricordo in appello, la Corte d’Appello di Torino ha concesso la richiesta.

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L’accettazione della Corte

Si tratta di un uomo ormai in pensione, ex tecnico di un’azienda valdostana. Secondo quanto emerso dai referti medici in seguito alla malattia, sarebbero state rilevate sordità dell’orecchio destro, paresi del nervo facciale, disturbo dell’equilibrio e sindrome depressiva. Sebbene tribunale di Aosta aveva già riconosciuto il nesso causale con l’utilizzo del cellulare stabilendo per il lavoratore una rendita di circa 350 euro al mese, l’Inail aveva fatto ricorso in appello chiedendo una nuova consulenza.

La sentenza pubblicata il 2 novembre ha dato ragione all’uomo, assistito dagli avvocati torinesi Renato Ambrosio e Stefano Bertone, concedendogli effettivamente la rendita prevista. Nella perizia si spiega che “in assenza di possibili cause, vi è la presenza di un unico fattore di rischio costituito da un’esposizione prolungata a radiofrequenze”.

La sentenza

Negli anni il lavoratore avrebbe usato per lavoro il cellulare tra le 10 e le 13 mila ore. “Si tratta di una sentenza scritta da scienziati fra scienziati in cui il ruolo dei giuristi è stato marginale – sottolineano gli avvocati Ambrosio e Bertone – che dimostra che le radiofrequenze possono causare tumore”.

“Le radiofrequenze, infatti, a differenza dello scarico di un motore diesel che si percepisce con l’olfatto o della lama di un coltello che si percepisce con il tatto, si percepiscono solo con i rilevatori elettrici. I wi.fi, le cosiddette ‘saponette’, gli ‘hotspot’ emettono e ricevono tutte radiofrequenze. La distanza resta dunque il miglior alleato e non andrebbero mai tenuti a contatto con il corpo”.

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ultimo aggiornamento: 5 Novembre 2022 16:31

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