Il ministro degli Esteri Antonio Tajani a Morning News: Putin non intende fermarsi, l’Ucraina ha bisogno di aiuti.
Nel corso della trasmissione “Morning News” su Canale 5, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha ribadito la sua posizione sul conflitto in Ucraina: “Ho sempre detto che non si sarebbe raggiunto un cessate il fuoco prima della fine di quest’anno. Non sono molto ottimista perché Putin vuole andare avanti, per una serie di motivi”.

La determinazione di Putin e l’impasse diplomatica
Secondo Tajani, la strategia del Cremlino è sostenuta da un’economia sempre più votata agli armamenti: “L’economia della Federazione russa è orientata alla difesa”, ha detto, aggiungendo che Putin “fatica a fare marcia indietro” e che “la sua speranza è quella di poter conquistare sempre più territorio”. Tuttavia, “non sarà facile per lui perché dopo quasi 3 anni non è riuscito ad ottenere ciò che voleva”. Come riportato tgcom24.mediaset.it
Alla luce di questo scenario, il ministro ha dichiarato che imporre nuove sanzioni sarà “inevitabile”, specificando che si tratterà di misure “mirate sugli aspetti finanziari in modo da impedire a Putin di finanziare le proprie truppe: è il modo migliore per cercare di convincerlo a più miti consigli e arrivare a un cessate il fuoco”. Ha poi ammesso: “Ma è un’impresa molto difficile – noi contiamo molto sulla mediazione americana, stiamo facendo tutto ciò che è possibile anche noi”.
Il ruolo dell’Ucraina e la conferenza per la ricostruzione
Parlando dell’Ucraina, Tajani ha voluto evidenziare la forza del popolo ucraino: “L’Ucraina ha veramente una grande forza, la voglia del popolo di difendere il proprio territorio. Ma questo non è sufficiente, servono aiuti”.
A sostegno del Paese, l’Italia ospiterà il 10 e 11 luglio a Roma una “grande conferenza mondiale per la ricostruzione” dell’Ucraina. L’obiettivo, come sottolineato dal ministro, è quello di permettere al Paese “anche durante la guerra di poter ricostruire, e poi dobbiamo guardare al giorno dopo”.
Con l’Europa al fianco di Kiev e una strategia di sanzioni mirate, la sfida resta ardua ma necessaria per cercare di porre fine al conflitto.