Ucraina, i traumi psicologici dei profughi: “Prendono distanza dalla realtà”

Ucraina, i traumi psicologici dei profughi: “Prendono distanza dalla realtà”

Uno psicologo italiano al fronte ha parlato dei disagi psicologici dei profughi in seguito alla guerra in Ucraina e all’esodo forzato.

Lo psicologo italiano Matteo Mangiagalli coordina il supporto psicologico dei profughi per l’Ong Soleterre. Da quando è iniziata la guerra in Ucraina, Mangiagalli è sul campo per aiutare i profughi a gestire le emozioni derivanti dal dramma della guerra e dell’esodo forzato.

Intervistato dall’AdnKronos, Mangiagalli ha parlato della situazione che stanno vivendo i profughi e della loro risposta psicologica ed emotiva. “C’è una sorta di rimozione, di rielaborazione fantastica del contesto. Sono convinti che dopo poco torneranno a casa, che finirà tutto, e c’è una reazione di totale presa di distanza dalla realtà. Il problema si pone quando arrivano a destinazione: lì prendono consapevolezza di aver lasciato la propria terra, c’è un crollo e le difese vengono meno, con tutte le problematiche del caso”. Queste le parole di Mangiagalli in merito alle reazioni comuni degli ucraini che scappano dalla guerra.

Venuta meno l’adrenalina che aiuta a portare avanti la fuga, si riscontrano mutismo selettivo, chiusura, panico, ansia, mancanza di sonno, che sono le conseguenze più frequenti”. Questo il commento di Mangiagalli sulle condizioni psicologiche dei profughi. Lo psicologo, al confine tra Polonia e Ucraina, estremamente trafficato in quanto uno degli sbocchi più usati dai profughi per sfuggire alla guerra, ha ammesso le difficoltà della situazione.

Anche per Mangiagalli non è facile gestire le proprie emozioni, di fronte al dramma di chi ha perso tutto. La situazione è emotivamente intensa. Dal punto di vista del trauma, sono tutte persone che hanno lasciato da un giorno all’altro le proprie radici, c’è dunque il trauma della guerra, la paura della morte, l’angoscia del non sapere che fine hanno fatto i propri parenti maschi (rimasti in patria per combattere l’esercito russo, n.d.r.) e tutto il tema dell’angoscia riguardo al futuro.

Profughi della guerra in Ucraina

L’amore per gli animali e la dignità

I due aspetti della vicenda che hanno colpito di più Mangiagalli, dal punto di vista personale, sono i seguenti. Il primo riguarda “l’attenzione che tante persone hanno avuto per gli animali”. Nel dettaglio, spiega lo psicologo, “tantissime persone sono arrivate con in braccio un animale, che serve, oltre che per coltivare l’affetto verso di lui, anche per tenere acceso un concetto di famiglia e di casa che diventa indispensabile. Quell’animale diventa un pezzo di casa”. La seconda cosa che ha colpito maggiormente lo psicologo è la dignità nel quotidiano di queste persone che, arrivando ad ondate, soprattutto nei primi giorni dall’inizio del conflitto, erano ammassate in brandine una affianco all’altra. Non ho mai visto momenti di tensione, di contrasto”.