A Leopoli, gli studenti universitari hanno abbandonato i loro libri e imbracciato i fucili per difendere l’Ucraina, contro l’offensiva russa.
Gli studenti dell’Università di Leopoli hanno deciso di combattere al fianco dell’esercito di resistenza ucraino per la difesa della loro patria. La frontiera di Medyka è una porta d’accesso in entrata e in uscita dalla Polonia. Tantissimi ucraini escono dall’Ucraina per andare in Polonia, cercando la loro salvezza. Eppure, in molti cercano di tornare nella loro patria per cercare di difendere le loro case, le loro strade, i ricordi di una vita.
Un ex militare, Vassily, racconta a Fanpage la sua esperienza. “Sono un ex militare ma da decenni lavoro in un cantiere navale in Polonia. Mia moglie e i miei figli sono ancora nell’est, devo farlo per loro. L’esercito mi darà un fucile, io so sparare. Non ho paura, l’Ucraina vincerà”. Eppure, non è il solo a combattere per la sua patria. Tanti giovani, universitari e non, stanno lasciando i loro libri di testo per imbracciare i fucili e farsi carico del destino della loro patria.
Un professore universitario, Konstantin, ha parlato della sua esperienza. “Per me la resistenza non è solo sul fronte”, dice Kostantin, che fa il docente universitario principalmente per passione, in quanto il suo stipendio è di 250 euro al mese. “La resistenza è un dovere civile che deve coinvolgere tutti, anche chi non vuole imbracciare un fucile. Come me”. Irina, la compagna di Konstantin, è ancora più determinata di lui. “Il nostro imperativo è: sono qui ora e faccio tutto quello che c’è da fare”.
Dai libri ai fucili
Gli studenti di Konstantin hanno la sua stessa idea. La mensa dell’università è diventata un deposito dove lasciare i propri beni e fornire aiuti a chi ne ha bisogno. “Vorrei tanto andare a combattere – confessa uno studente – ma non posso sparare perché ho un problema alla vista”. Altri universitari ci vedono bene e dentro una ex fabbrica di birra abbandonata fabbricano delle molotov come si trovassero in una vera e propria catena di montaggio. “Ne produciamo 1.500 al giorno, abbiamo dovuto chiedere consigli ai nostri professori di chimica del liceo per trovare una formula efficace”, testimonia una delle studentesse, 21 anni e una grande carriera universitaria nel settore dell’informatica.