Governo in bilico, il vertice tra Salvini e Di Maio rappresenta un chiaro segnale al premier Conte, che in pochi giorni si è inimicato entrambe le forze di governo.
Il vertice tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio ha un doppio valore da non sottovalutare. I due vicepremier sono tornati a dialogare a distanza di due settimane circa e, secondo aspetto, hanno deciso di farlo senza il premier Conte. Il capo del governo alla fine è caduto nell’inevitabile. Ha scontentato sia la Lega che il Movimento Cinque Stelle.
Lega e Movimento 5 Stelle contro Giuseppe Conte
In pochi giorni, anzi in poche ore, Conte è arrivato alla rottura totale con tutto il mondo politico. Nel corso di dieci giorni ha deciso di recarsi in Senato per riferire su Moscopoli infastidendo Salvini, poi ha dato il suo via libera alla Tav, creando un terremoto nel Movimento 5 Stelle e poi, insieme con Tria, ha posto un freno alla flat tax creando una frattura definitiva con la Lega.
Nel momento di crisi e di difficoltà Salvini e Di Maio, ancora divisi da diverse pendenze (Tav e Autonomia le principali) hanno deciso di confrontarsi di persona. Ma cosa si sono detti?
Il vertice tra Salvini e Di Maio
Le tempistiche dell’incontro tra i vicepremier è quantomeno sospetta e l’esclusione di Conte potrebbe avere un valore determinante.
Salvini e Di Maio con ogni probabilità si saranno posti una domanda preliminare; Che facciamo, andiamo avanti? Le recenti tensioni hanno messo in dubbio la solidità dell’esecutivo giallo-verde e la sensazione è che le difficoltà principali debbano ancora essere affrontate.
Stando alle voci che circolano nella Capitale, il pranzo tra i due leader non sarebbe stato propriamente sereno e comunque non avrebbe portato a una soluzione di tutti i problemi.
Il caso Tav pronto ad esplodere
Tra i nodi irrisolti c’è sicuramente la Tav. Danilo Toninelli, nonostante la presa di posizione di Conte, minaccia di non dare il via libera. Salvini spinge per la sostituzione del ministro, mentre Di Maio continua a difenderetutta la sua squadra di governo invocando il voto alla Camera per risolvere la questione in maniera democratica.
In Aula dovrebbe prevalere la linea del Sì, costringendo il Movimento 5 Stelle a prendere una decisione più o meno pacifica. L’ultima parola spetterà a Di Maio, chiamato a scegliere tra il governo e le origini del MoVimento.