Verona: Giorgia Meloni interviene a difesa del settore vinicolo

Verona: Giorgia Meloni interviene a difesa del settore vinicolo

“Sostenere un settore capace di mettere insieme tradizione e modernità”, afferma la premier sulla produzione di vino italiano.

La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, interviene al Vinitaly di Verona in difesa del settore vinicolo, messo sotto attacco ripetuti blitz a livello comunitario. “Dalle etichette allarmistiche ai wine kit, dai falsi al taglio dei fondi per la promozione”, il vino italiano è in pericolo, e a lanciare l’allarme sulla questione è stata proprio la Coldiretti.

bicchiere vino rosso uva

Giorgia Meloni promette il suo sostegno

“È un dovere sostenere questo settore perché funziona anche grazie alla capacità di mettere insieme tradizione e modernità”, ha affermato Giorgia Meloni garantendo l’impegno del governo nei confronti delle imprese e dei giovani “per un ricambio generazionale”

I ministri Lollobrigida e Sangiuliano hanno voluto portate all’evento due opere legate al mondo vinicolo, ricordando che “non è solo un fatto economico ma anche culturale”. Poi prosegue la premier: “C’è una storia, una letteratura, una filosofia del vino. C’è un pezzo essenziale e identitario quindi non poteva mancare la presenza del governo. Sarà una giornata lunga e sicuramente molto affascinante”. 

La demonizzazione del vino italiano

Come sottolinea Coldiretti, il vino Made in Italy deve affrontare anche altri attacchi. Ad esempio “la scelta della Ue di autorizzare nell’ambito delle pratiche enologiche l’eliminazione totale o parziale dell’alcol anche nei vini a denominazione di origine”.

In questo modo vengono compromesse del tutto le caratteristiche di naturalità del prodotto “per effetto di trattamento invasivo che interviene nel secolare processo di trasformazione dell’uva in mosto e quindi in vino”. Questo fenomeno mette fortemente a rischio l’identità del vino italiano, che è la principale voce dell’export agroalimentare nazionale.

“E’ in atto una demonizzazione indiscriminata, pilotata da alcune multinazionali, che punta ad affermare un nuovo modello alimentare e culturale che danneggia il settore e mette in discussione storia, cultura e valori fortemente radicati nel cibo e nei vini made in Italy”, afferma il presidente Ettore Prandini.

Il mercato dell’inganno

E’ stato anche approvato però dall’Unione europea il commercio del vino senza uva, ovvero vini ottenuti dalla fermentazione di frutti come lamponi e ribes, molto diffusi nei Paesi dell’Est. Senza parlare dei “kit fai da te”, che permettono di realizzare direttamente in casa dei prodotti Made in Italy attraverso polveri miracolose con cui ottenere in pochi giorni le etichette più prestigiose.

“A pesare sono anche i rischi legati alle richieste di riconoscimento di denominazioni che evocano le eccellenze Made in Italy”, dice Coldiretti facendo l’esempio del Prosek croato, “un vino dolce da dessert tradizionalmente proveniente dalla zona meridionale della Dalmazia, contro la cui domanda di registrazione tra le menzioni tradizionale l’Italia ha fatto ricorso, in virtù del fatto che potrebbe danneggiare il Prosecco”.

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